
Arrestato il sindaco di Molfetta, Tommaso Minervini
Bari, 6 giugno 2025 – Arrestato il sindaco di Molfetta, Tommaso Minervini è accusato di aver favorito appalti in cambio di voti. Oltre al primo cittadino, è finita agli arresti domiciliari anche la dirigente comunale Lidia De Leonardis, 58 anni, di Bari. Misure interdittive per altri due funzionari comunali. I reati ipotizzati dai pubblici ministeri sono, a vario titolo, corruzione, turbativa d'asta, peculato e falso.
Lo ha deciso la gip Marina Chiddo, della procura di Trani, nell’ambito dell'inchiesta della Guardia di Finanza su presunte irregolarità relative all'affidamento di appalti per la realizzazione del nuovo porto commerciale di Molfetta, l’area mercatale e lo sportello per l’impiego. Gli arresti sono scattati dopo l’interrogatorio preventivo dello scorso 2 maggio, a cui furono sottoposte otto persone. Coinvolti nell’inchiesta anche un ex luogotenente delle Fiamme Gialle e l'imprenditore portuale Totorizzo.
Il difensore di Minervini: “Ci aspettavamo un esito diverso”
“Ci aspettavamo un esito diverso, anche all'esito del lungo interrogatorio del 2 maggio, nel quale credevamo di aver spiegato le contestazioni. Prendiamo atto della valutazione del Gip, che non condividiamo e faremo ricorso al Tribunale del Riesame". Lo dichiara Tommaso Poli, difensore di Tommaso Minervini, il sindaco di Molfetta (Bari) finito agli arresti domiciliari questa mattina.
La misura cautelare è stata decisa dal gip del tribunale di Trani, Marina Chiddo, dopo l'interrogatorio preventivo dello scorso 2 maggio. "La convinzione è che il sindaco Minervini abbia agito con onestà e nell'esclusivo interesse della città di Molfetta – continua l'avvocato –. Del resto anche la Procura ha dato atto che nessun vantaggio è derivato al sindaco dalle condotte contestate".
Chi sono le altre persone coinvolte nell’inchiesta
Misure interdittive – con sospensione di un anno dagli incarichi – sono state disposte nei confronti di Alessandro Binetti, responsabile unico del procedimento per i lavori al porto, e di Domenico Satalino, dirigente ai Lavori pubblici. Indagato anche Mario Morea, funzionario comunale, ritenuto dagli inquirenti 'figura chiave' nella gestione delle gare.
Tra i soggetti coinvolti, anche Vito Leonardo Totorizzo, imprenditore operante nel settore portuale, destinatario del divieto di contrattare con la Pubblica amministrazione: secondo l'accusa, avrebbe cercato di condizionare l'affidamento dell'appalto per la banchina nord-est del porto in cambio di appoggi politici.
Risultano indagati anche il luogotenente della Guardia di finanza Michele Pizzo e il suo autista Tommaso Messina, per presunti rapporti illeciti con l'amministrazione comunale.
Le accuse al sindaco Minervini
Nei confronti del sindaco Minervini, che è alla guida di una coalizione civica che raggruppa il centrodestra e il centrosinistra, la gip ha riconosciuto quasi tutte le contestazioni avanzate dalla procura. Le accuse, contestate a vario titolo, sono di corruzione, turbativa d'asta, peculato e falso. Tutto ruota attorno alla realizzazione del nuovo porto commerciale di Molfetta, già al centro di un'inchiesta per corruzione da tempo a dibattimento. L'accusa ritiene che Minervini abbia promesso all’imprenditore portuale barese Totorizzo la gestione per trent'anni delle nuove banchine portuali in cambio di sostegno elettorale.
Maxi-inchiesta sul porto: indagate 21 persone
L'indagine, condotta dalla Guardia di finanza e coordinata dalla procura di Trani, coinvolge complessivamente 21 persone, tra cui dirigenti comunali, imprenditori e un esponente delle fiamme gialle. Secondo gli inquirenti, sarebbe emerso un sistema illecito per il pilotaggio di gare d'appalto relative a opere strategiche per la città, come la nuova area mercatale, il porto commerciale e lo sportello per l'impiego ‘Porta Futuro’.
Al centro dell'indagine, una presunta rete di favori, pressioni e condotte corruttive che avrebbero visto un coinvolgimento diretto del primo cittadino e di alcuni alti funzionari dell'amministrazione.
L'inchiesta ha preso le mosse da un'indagine avviata tre anni fa sulle anomalie nell'appalto per l'area mercatale, opera successivamente sottoposta a sequestro. Le misure cautelari sono scattate dopo gli interrogatori del 2 maggio, al termine dei quali il giudice per le indagini preliminari ha ravvisato gravi indizi di reato per la maggior parte delle accuse, disponendo i provvedimenti restrittivi.
Tra i reati ipotizzati, figurano corruzione, turbativa d'asta, peculato e falso. Il gip ha invece ritenuto insussistenti gli indizi relativi alle nomine in Multiservizi, riqualificando in peculato d'uso l'accusa sull'utilizzo di un'auto di servizio. L'operazione rappresenta uno dei filoni giudiziari più significativi degli ultimi anni nella provincia, per ampiezza del quadro accusatorio e profilo dei soggetti coinvolti.