Giovedì 25 Aprile 2024

Sanzioni leggere e controlli soft. Il governo vuole un Fisco amico

La riforma va oltre la tregua tributaria: si terrà conto se il contribuente non avrà la possibilità di pagare . Concordato preventivo biennale per le imprese: tasse stabilite sulla previsione dei ricavi, senza accertamenti

Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, 56 anni

Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, 56 anni

"Pagare le tasse ed essere corretti verso lo Stato sono un investimento per il futuro". Parola di Ernesto Maria Ruffini, numero uno dell’Agenzia delle Entrate. E sono ispirati a questa linea di favore per tutti gli strumenti che sollecitano o accompagnano l’adempimento "spontaneo" degli obblighi fiscali: uno dei capitoli più rilevanti della delega fiscale approvata dal governo. Con l’obiettivo di arrivare finalmente a una sorta di "fisco amico" fondato su sanzioni non più sproporzionate per gli inadempimenti, riduzione di quelle penali per le irregolarità formali, fino alla salvaguardia dei contribuenti e delle imprese che non possono pagare e che, semmai, potranno utilizzare le risorse finanziarie residue per pagare gli stipendi dei lavoratori prima delle tasse all’Erario.

Il nuovo fisco, dunque, punta sul dialogo per andare oltre la tregua tributaria introdotta con la legge di Bilancio. La riforma punta a instaurare un rapporto tra contribuenti e amministrazione finanziaria nella logica delle reciproca compliance. Nella revisione delle sanzioni penali tributarie, per esempio, si darà specifico rilievo all’ipotesi di "sopraggiunta impossibilità di far fronte al pagamento del tributo, non dipendente da fatti imputabili al soggetto stesso". Per le sanzioni penali, inoltre, si indica di attribuire specifico rilievo anche "alle definizioni raggiunte in sede amministrativa e giudiziaria ai fini della valutazione della rilevanza penale del fatto".

Allo stesso tempo, si prevede l’alleggerimento delle sanzioni penali connesse al reato di dichiarazione infedele, per le imprese che aderiscono alla "cooperative compliance", e che hanno tenuto comportamenti non dolosi e lo comunicano tempestivamente al fisco. È uno degli "effetti premiali" previsti per i contribuenti che aderiscono all’adempimento spontaneo, un regime attualmente riservato ai soggetti che realizzano un volume di affari o di ricavi non inferiore a 1 miliardo di euro. Soglia che dovrà essere ridotta.

Un altro effetto "premiale" per chi aderisce all’adempimento spontaneo è poi l’ulteriore riduzione delle sanzioni amministrative (che può arrivare fino all’integrale non applicazione) per i rischi di natura fiscale comunicati preventivamente in modo "tempestivo ed esauriente". In questo ambito rientrano anche, come sottolineano dal Mef, "l’istituzione del concordato preventivo biennale e il rafforzamento dell’adempimento collaborativo con cui si riscrivono le regole della lotta all’evasione fiscale che diventa preventiva e non più repressiva".

In sintesi, le piccole e medie imprese riceveranno una proposta dal fisco che, sulla base delle informazioni in possesso, provenienti dalle varie banche dati, ipotizzerà un certo reddito. Se il contribuente accetta, per due anni non dovrà fare altri adempimenti e non subirà accertamenti relativi alle imposte dirette (mentre rimarranno le verifiche sull’Iva). Se poi il guadagno effettivo sarà maggiore del previsto, l’azienda avrà il vantaggio di non dover pagare nulla su quanto incassato in più. Per le imprese più grandi c’è la "cooperative compliance": la normativa risale al 2015 e sarà abbassata la soglia di accesso. Con l’aggiunta di un contraddittorio preventivo", in una linea di dialogo accompagnata dalla "riduzione delle sanzioni, che si possono addirittura azzerare". Della riforma, sostiene il direttore dell’Agenzia delle Entrate Ruffini, "c’è necessità e da cittadino rilevo come un buon segno il fatto che si tratti della prima volta, dopo molto tempo, che una riforma fiscale arriva a inizio legislatura".