Di mattina, nella Enews, non recede dalla linea dura ("Il premier non avrà la maggioranza assoluta al Senato"), ma poi piano piano capisce che la partita sta per chiudersi a suo totale svantaggio e allora inizia a retrocedere. In modo lento e ordinato, ma percepibile. Matteo Renzi dà mandato ai suoi colonnelli – gli stessi che, fino al giorno prima, si erano lanciati come kamikaze contro Conte – di farsi concavi e convessi nel cercare di riaprire una trattativa con il Pd, soprattutto, ma pure con i 5Stelle, persino con Conte.
Inizia la deputata Raffaella Paita, di mattina, su Skytg24, a Start ("Serve un governo solido e con obiettivi chiari") e prosegue il capogruppo Davide Faraone ("Se Conte scioglie i nodi irrisolti nella maggioranza, ci siamo"). Dopo arrivano gli altri, da Luciano Nobili ("Conte ci dica di voler interloquire senza cercare i nuovi Scilipoti") in giù, fino all’ex ministra Elena Bonetti: "C’è ancora la possibilità di mettersi ad un tavolo con chi ritiene che le idee di Iv siano al servizio del Paese". E in serata, lo stesso Renzi aggiunge: "Noi abbiamo detto di essere sempre disponibili a discutere senza veti e senza preclusioni sui nomi".
Clemente Mastella, che sta conducendo in porto l’operazione responsabili, sente puzza di bruciato e azzanna: "Siamo responsabili, ma non fessi. Nessuno pensi di recuperare il dialogo con Iv alle nostre spalle. Non siamo i polli di Renzi". Ma non c’è pericolo: il M5s sbatte la porta e anche dal Pd arriva un secco "no, grazie, è troppo tardi". E, come da tradizione dei partiti comunisti, è agli ultimi iscritti che è chiesta ‘l’abiura’.
Il capogruppo alla Camera, Delrio (Renzi lo chiamava "Esaù" e lui "Mosé", per dire il legame), è durissimo: "Si attui ora l’agenda riformista del Pd e si lasci a Renzi il merito di aver fatto solo un favore alla destra che aspira al governo con il voto anticipato". Franceschini – con Renzi si detestano "da decenni" – ride di soddisfazione. Guerini, più misurato, dice ai suoi: "La politica è un processo sempre aperto, ma a oggi non vedo nessun margine per riaprire il tavolo con Iv". Morale, la risposta del Pd ufficiale è un rotondo no alle profferte di Iv. Anche se nella pancia dei gruppi, specie negli ex renziani, iniziano a circolare malumori sull’operazione responsabili.
A questo punto a Renzi, accusato dai suoi avversari di voler sempre giocare a poker e il più delle volte bluffando, non resta che giocare a scacchi. Ed ecco che arriva l’arrocco. Il gruppo di Italia Viva al Senato decide, previa riunione, che si asterrà – e dunque che non voterà contro – sulla fiducia che il premier Conte verrà a chiedere martedì al Senato. La scelta finale non è ancora stata formalizzata, ma sarà questa. La motivano tre ragioni: evitare di confondere i propri voti con quelli della destra, che si esprimerà contro; cercare di riprendere col governo un filo di dialogo per il futuro; e, infine, aiutare a tenere compatto un gruppo su cui lo stesso Renzi non metterebbe, per tutti, la mano sul fuoco. Ma se Conte resterà sotto il magic number dei 161 voti, sarà Renzi a poter di nuovo sorridere e contrattaccare.
Ettore Maria Colombo