Un caso destinato a rimanere irrisolto, anche se è presto per dirlo. C’è una nuova richiesta di archiviazione, da parte della procura di Modena per il delitto di Giorgio Montanari, direttore della clinica ostetrico ginecologica del Policlinico di Modena, ucciso a 51 anni da una raffica di colpi di arma da fuoco nel 1981 mentre tornava dall’ospedale dopo una giornata di lavoro. Il caso era stato riaperto lo scorso anno dopo 42 anni dal delitto, con l’iscrizione nel registro degli indagati di un modenese 65enne. L’uomo è stato sentito in procura e non solo avrebbe negato di essere in alcun modo coinvolto nel delitto, ma avrebbe anche sostenuto di essere all’oscuro di qualsiasi elemento utile alle indagini. Il caso era stato riaperto perché un giornalista locale, assieme a una criminologa, aveva preso in mano i fascicoli dell’epoca, indicando un eventuale movente e, di conseguenza, una probabile pista. Indicazioni ritenute importanti dalla procura che aveva riaperto il caso, appunto. Se inizialmente, negli anni ’80 gli inquirenti avevano più che altro privilegiato la pista dei ‘dissapori’ e delle invidie all’interno del reparto, il nuovo fascicolo aveva svelato una nuova, agghiacciante verità. Le indagini si sono infatti concentrate su quella che pareva essere una vendetta da parte di un padre nei confronti del medico.
Un padre – odierno indagato – che aveva assistito alla nascita del proprio figlio, venuto alla luce dopo un parto difficile con gravi deficit. Disabilità pare causate da un grave errore commesso dai sanitari presenti quella notte in sala parto, tanto che oggi quel bambino è un uomo costretto in carrozzina. Montanari, però, quella notte non era presente e quindi nulla aveva a che vedere con l’errore medico commesso. Ma il caso si fa ancora più complesso, perché gli elementi in possesso degli inquirenti avrebbero alla fine portato a una seconda e ulteriore pista: quella del nonno del bambino e non del padre. Potrebbe essere stato l’anziano, deceduto ormai 21 anni fa, nel 2003, ad aver sparato al professore quella notte, ritenendolo responsabile dei gravi danni riportati dal nipotino. Potrebbe: il condizionale è d’obbligo perché una persona scomparsa non può difendersi da eventuali accuse a suo carico. In sostanza, secondo la procura, a oggi non vi sarebbero quindi elementi sufficienti per dare un nome all’assassino del professore. La richiesta di archiviazione, da parte del pm è stata depositata lo scorso marzo e ora si attende la fissazione dell’udienza in cui il giudice deciderà se archiviare o meno il caso. Non vi sarà opposizione da parte dell’avvocato che rappresenta i familiari della vittima, come spiega l’avvocato Agnese Sbraccia. "Anna Ponte, la vedova del professor Montanari, oggi 93enne ha preferito non opporsi alla richiesta della procura" ha aggiunto il legale.
Valentina Reggiani