Otto anni di gavetta, Giorgia: "Si vive alla giornata. Addio sogni di stabilità"

Lavoro: la storia di Giorgia Casarotti, 27 anni, truccatrice

Giorgia Casarotti

Giorgia Casarotti

Giorgia Casarotti, truccatrice con un diploma al liceo artistico e un percorso formativo di specializzazione accademica a Milano, con che prospettive sta vivendo il suo percorso?

"Ho 27 anni e soltanto recentemente sono riuscita a trovare un po’ di stabilità grazie a un contratto di apprendistato di cinque anni. Sono soddisfatta, ma arrivare fin qui è stata dura".

Racconti.

"Vivo fuori casa dal 2015 per inseguire i miei sogni, e già sono fortunata ad essere rimasta nell’ambito nel quale mi sono formata: a Milano nel mio corso eravamo in 15, soltanto tre, me compresa, ce l’hanno fatta".

Sono passati otto anni.

"Fatti di tanti contratti di breve durata, di stipendi bassi e di instabilità. Per un certo periodo ho anche aperto una partita iva, che non è stato semplice gestire, anche causa pandemia".

Come si organizzava?

"Vivendo alla giornata".

Dunque niente progetti a lungo termine.

"Anche per mia scelta, a essere sinceri. Al momento io e il mio compagno non pensiamo di fare figli e vivere in affitto ci va benissimo. Ma riconosco che a tali condizioni pensare a obiettivi stabili sarebbe complesso".

Com’è il mercato del lavoro che ha conosciuto lei?

"Popolato di stage gratuiti, oppure offerti in cambio di rimborsi bassissimi. Anche ora continuo a ricevere proposte di questo genere, che per posso permettermi di ignorare. ll nervo scoperto è sempre lo stesso".

Quale?

"Si dice che i giovani non vogliono fare la gavetta. Non è vero, la gavetta c’è e c’è sempre stata, ma non può essere una condizione perpetua, altrimenti tutto

il meccanismo si distorce".

Ora ha prospettive migliori?

"Sono contenta, l’azienda nella quale lavoro crede in me, mi sta facendo crescere. Credo che sia la strada giusta: sto mettendo in pratica quello che ho imparato in questi anni".

Durante la gavetta…

"Mettiamola così: non è che ho imparato molte cose perché mi pagavano poco e mi chiamavano all’ultimo minuto. Ho imparato molte cose perché ho vissuto tante situazioni diverse, mi sono rimboccata le maniche e ho messo impegno e passione in quello che facevo. Un percorso che un mondo del lavoro virtuoso dovrebbe premiare".