Lunedì 20 Maggio 2024
MAURIZIO
Cronaca

Nuove regole per il lavoro che è cambiato

Il mercato del lavoro italiano presenta grandi contraddizioni: reclutamento difficile, salari bassi, bassi tassi di occupazione. Sacconi sottolinea la necessità di azioni concrete per preparare nuove professionalità e favorire l'inclusione. Le Regioni e le corporazioni scolastiche sono chiamate a un confronto per favorire la mobilità e la riqualificazione. È necessario superare vecchie categorie e favorire il benessere dei lavoratori e delle imprese.

Sacconi

Festeggiamo il primo maggio constatando grandi contraddizioni nel mercato del lavoro italiano. Se è sempre più faticoso il reclutamento di lavoratori tanto hi-tech quanto di bassa competenza, continuiamo a pagare male il lavoro nel nome dell’egualitarismo e ad essere fanalino di coda nei tassi di occupazione europei e negli inattivi che non lavorano e non vogliono lavorare. Pesano il declino demografico, i fallimenti del sistema educativo, la perdita in molti del senso del lavoro. Per il miracolo della ripresa della natalità il governo si sta obiettivamente impegnando anche se il problema è innanzitutto culturale. Mancano invece le azioni forti per preparare le nuove professionalità e includere gli svantaggiati. Orientamento precoce e percorsi scolastici disegnati con il sistema delle imprese richiedono disponibilità al conflitto con corporazioni scolastiche e accademiche. Così come l’incontro tra domanda e offerta, non più riferibile a figure standard, esige la mobilitazione di molti intermediari capaci di riqualificare e collocare in modo mirato. Il contrario di ciò che vogliono molte Regioni preoccupate solo di alimentare centri per l’impiego ed enti di formazione autoreferenziali. Analogamente, gli accordi adattivi in azienda per superare le vecchie classificazioni statiche delle competenze, premiare gli incrementi di professionalità, la produttività, le sedi con più alto costo della vita, impongono lo scontro con i difensori a tutti i costi della contrattazione centralizzata che tutto livella e confonde. Il progresso del lavoro è sempre stato faticoso ed il ruolo di chi non vuole cambiare si è spesso alternato. Viviamo tempi di conflitti inutili perché stimolati da antiche categorie. Affrontiamo invece quelli utili se si risolvono nel maggiore benessere dei lavoratori e di molte imprese in un tempo in cui è difficile competere.