di Nina Fabrizio Ucraini e russi fratelli non più. O almeno non nei Riti della Settimana Santa. Il neo ambasciatore di Kiev presso la Santa Sede, Andrii Yurash, fresco di credenziali appena presentate al Papa – lo stesso diplomatico che su ordine di Zelensky sta lavorando a un agognato viaggio di Francesco nella capitale ucraina –, ha sonoramente bocciato l’iniziativa di Bergoglio stesso che quest’anno ha voluto, a portare la Croce durante la Via Crucis al Colosseo, una famiglia russa ed una ucraina insieme. "Capiamo la preoccupazione generale in Ucraina e in altre comunità all’idea di mettere insieme donne ucraine e russe" nella rappresentazione delle stazioni che segnano il percorso di Gesù verso il Calvario, ha twittato Yurash contestando l’iniziativa vaticana e parlando delle sue "possibili conseguenze" sul sentimento dei cristiani ucraini, sia ortodossi, sia cattolici che in linea generale guardano a Francesco come a una figura super partes, magari capace di favorire una de-escalation dell’ostilità russa. Se però comprensibilmente il diplomatico di Kiev ha tentato di alzare un cartellino giallo, per tutto il pomeriggio la Santa Sede non ha replicato alle sue proteste lasciando così intendere che un qualunque passo indietro non è nella logica del Pontefice che ha dedicato alla fraternità la sua ultima enciclica ("Fratelli tutti") e più in generale al progetto di pace e dialogo l’intero pontificato. La reazione di Yurash, che pure ha frequenti colloqui anche in Segreteria di stato e sta diventando una personalità sempre più ascoltata al di là del Tevere, è destinata a cadere nel vuoto dal momento che, dallo scoppio del conflitto, Francesco sta praticando una solerte, crescente e quotidiana condanna della guerra senza mai però scendere nel campo diretto (e minato) della contesa politica. "Il Papa è un pastore e non un politico", ha sintetizzato non a caso ieri il suo ...
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