Lunedì 29 Aprile 2024

Caso nave Iuventa, prosciolte le Ong che soccorrevano i migranti nel Mediterraneo

Dopo 7 anni si chiude con una sentenza di “non luogo a procedere” per i 21 imputati, membri di Jugend Rettet, Save The Children e Medici Senza Frontiere

Prosciolti tutti gli imputati del processo Iuventa (Ansa)

Prosciolti tutti gli imputati del processo Iuventa (Ansa)

Trapani, 19 aprile 2024 – Non luogo a procedere. Così dopo 7 anni, e 40 udienze, si è chiuso il processo contro i componenti dell'equipaggio della nave Iuventa e altri membri delle ong Jugend Rettet, Save The Children e Medici Senza Frontiere, accusati di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Prosciolti dunque i 21 imputati.

La sentenza del gup di Trapani scrive così la parola fine a una vicenda iniziata il 2 agosto 2017 quando la nave venne sottoposta a sequestro per "assistenza alla migrazione illegale" e collusione con i trafficanti durante tre diverse operazioni di salvataggio avvenute durante il 2016 e il 2017. Secondo l'accusa, infatti, le organizzazioni umanitarie avrebbero stretto accordi con i trafficanti di uomini facendo praticamente da "taxi" ai profughi, quindi limitandosi a trasbordarli dalle navi libiche alle quali poi avrebbero permesso di tornare indietro indisturbate.

Lo scorso 28 febbraio la procura trapanese aveva chiesto il non luogo a procedere e il dissequestro della nave dopo un’inchiesta costata circa 3 milioni di euro. Ora il gup Samuele Corso ha emesso la sentenza con la formula perché il fatto non sussiste.

La nave Iuventa nel porto di Trapani (Ansa)
La nave Iuventa nel porto di Trapani (Ansa)

Le Ong: “Spazzati via 7 anni di falsità”

"Crolla il castello di accuse infondate che per oltre sette anni hanno deliberatamente infangato il lavoro e la credibilità delle navi umanitarie per allontanarle dal Mediterraneo e fermare la loro azione di soccorso e denuncia – dice Christos Christou, presidente internazionale di Medici senza frontiere –. Ma gli attacchi alla solidarietà continuano attraverso uno stillicidio di altre azioni: decreti restrittivi, detenzione delle navi civili, supporto alla guardia costiera libica che ostacola pericolosamente i soccorsi e alimenta sofferenze e violazioni, mentre le morti in mare continuano ad aumentare".

"Nonostante le gravi conseguenze, il caso Iuventa è diventato anche un simbolo di supporto, solidarietà e resilienza al livello internazionale. L'equipaggio della Iuventa non si lascia scoraggiare e dichiara di voler riprendere le missioni di salvataggio il prima possibile, afferma la ong tedesca Jugend Rettet –. Il risultato di un'indagine viziata e guidata da motivazioni politiche è che migliaia di persone sono morte nel Mediterraneo o sono state riportate con la forza in una Libia devastata dalla guerra. Nel frattempo, la nostra nave è stata lasciata marcire mentre noi siamo rimasti invischiati in un procedimento che è durato anni".

"Save the Children – dice la direttrice generale Daniela Fatarella – è sempre stata fiduciosa nella conclusione positiva di questa vicenda, nella piena coscienza che i membri dell'organizzazione hanno sempre operato nella legalità, al fine di salvare vite in mare, rispondendo al proprio mandato umanitario e con il primario obiettivo di proteggere i soggetti vulnerabili, quali ad esempio minori non accompagnati e donne potenzialmente vittime di tratta e sfruttamento". "Negli anni in cui la missione di ricerca e salvataggio nel Mediterraneo centrale è stata attiva, il 2016 e 2017, Save the Children ha salvato quasi 10.000 persone che erano esposte al rischio di annegamento in mare. Tra di loro c'erano circa 1.500 bambini, molti dei quali erano separati dalle loro famiglie, che abbiamo tenuto al sicuro e protetto fino a quando hanno raggiunto un porto sicuro. Di tutto questo siamo estremamente orgogliosi", aggiunge ringraziando tutti i sostenitori dell'organizzazione che hanno continuato a credere nei loro valori.