Domenica 1 Settembre 2024

La morte della moglie non è un suicidio. “Il marito incastrato da un disegno del figlio”

Femminicidio a Genova, gli investigatori hanno arrestato un 44enne sospettato di aver ucciso la moglie a marzo. Nell’intercettazione tentava di catechizzare la figlia: “Non dire nulla di lei, solo che era sempre al cellulare”

Sharmin Sultana (Ansa)

Sharmin Sultana (Ansa)

Genova, 12 dicembre 2023 - Avrebbe fatto passare la morte della moglie come un suicidio, ma grazie a un disegno della figlia i carabinieri stamane lo hanno arrestato con l'accusa di omicidio. L'incredibile giallo di cronaca, svelato inaspettatamente, è avvenuto a Genova. L'uomo, il 44enne Ahmed Mustak, secondo gli investigatori sarebbe il vero responsabile della morte della moglie, la 32enne Sharmin Sultana. Vittima e presunto carnefice avevano due figli di 7 e 10 anni!.

Lo scorso marzo, quando era stato trovato il corpo senza vita della donna nel quartiere di Sestri Ponente a Genova, Mustak aveva subito sostenuto che la morte della moglie era un atto volontario, un suicidio. I familiari della vittima però avevano espresso molti dubbi, spiegando agli investigatori che l'uomo la vessava da anni. Così le indagini sono proseguite.

Il disegno

La svolta sarebbe arrivata grazie a un disegno del figlio coppia, effettuato durante le conversazioni con lo psicologo, che lo inchioderebbe alle sue responsabilità. “Papà batte nella testa di mamma ...e poi arriva pieno di sangue ...e poi morta. Mamma in cucina sta mal”, le parole pronunciate a fatica dal bambino di 10 anni che aveva poi fatto un disegno per spiegare quanto aveva visto. “Poi mamma è caduta”. Anche la figlia più piccola ha spiegato agli inquirenti cosa succedeva in quella casa, nonostante il padre le avesse più volte detto di non raccontare nulla ai carabinieri. “Papà si arrabbiava forse perché la mamma guardava troppo il cellulare, usava Tik Tok, era famosa la mamma”, le parole dei bimbi.

Un suicidio sospetto

Sharmin Sultana, secondo il marito, si era lanciata dalla finestra di casa. Il suo corpo era stato trovato in via Emanuele Ferro, nel quartiere di Sestri Ponente, non lontano da dove lavora il marito, lo stabilimento di Fincantieri. In quel momento in casa con la donna c'erano l'uomo e i due figli. Interrogato dai carabinieri Mustak aveva detto di avere sentito la moglie dire che andava a fare una passeggiata. Poi più nulla anche perché lui, aveva dichiarato, quel giorno era rimasto a letto perché si sentiva bene.

Ma la versione dell'uomo non aveva convinto i militari che seguivano il caso. E infatti indagando sono venute alla luce le violenze e i maltrattamenti che la donna continuamente subiva. In più in una intercettazione ambientale, eseguita prima che gli investigatori sentissero la bambina, si udiva Mustak dire alla figlia: “Tu non raccontare nulla di tua madre. Quando ti chiedono di lei digli che guarda sempre il cellulare e sempre parlare con la gente ...sempre. E a scuola non raccontare niente”.

La versione delle amiche

A indirizzare l’inchiesta erano state anche le amiche di Sharmin. “Mio marito controlla tutto il giorno il mio account - lo sfogo della donna con una di loro - quando lui vede qualcuno che manda dei messaggi mi insulta ed è molto geloso. Quindi non mandarmi messaggi in questo momento. Si sta comportando come un cane”.

Per le amiche Sharmir tutto era tranne che depressa: la sua gioia di vivere era troppo evidente e con nessuno mai aveva parlato di uccidersi. E così dai loro racconti è emerso che c'erano problemi tra i due, che la situazione era peggiorata negli ultimi sei mesi tanto che avevano iniziato a dormire in stanze separate. “Il marito non voleva che lei avesse amici e che frequentasse altre persone, lei aveva iniziato a comunicare tramite social. L'ultima volta che ho sentito Sharmin è stato il 6 marzo via Facebook, mi aveva detto di sentirsi pressata dal marito. Il giorno della sua morte avrebbe avuto un colloquio di lavoro. Era molto entusiasta mentre lui non era d'accordo”, racconta un'amica. Sempre le amiche hanno rivelato che da quando si erano trasferiti a Genova, la polizia era intervenuta due o tre volte perché Musthak voleva picchiarla. Versione supportata dai racconti dei vicini che hanno riferito dei continui litigi.