Meloni scivola sulle promesse mancate

Lorenzo

Castellani

Giorgia Meloni si gioca un pezzo rilevante della propria reputazione politica sulla gestione dell’immigrazione. Per ora l’assenza di concretezza dell’Unione Europea e la ripresa sostenuta dei flussi migratori mette in difficoltà l’Italia che da sola deve provvedere all’accoglienza. In questo scenario ci sono due aspetti politici rilevanti. Il primo è che il governo rischia di perdere consensi non tanto per le critiche dell’opposizione, flebili nel caso di terzo polo e 5 stelle e ancora ferme allo “accogliamo tutti” nel caso del Pd, quanto per la crescente delusione di un elettorato a cui era stato promesso che i flussi sarebbero stati limitati. Gran parte degli italiani, oramai da anni, mostra in cabina elettorale di volere una immigrazione controllata. Pertanto la critica più forte al governo Meloni è quella dell’incapacità di mantenere le promesse e non quella che, da sinistra, propone l’accoglienza illimitata. L’ingovernabilità dei flussi rischia di trasformarsi a breve in un fallimento per Meloni con conseguente nervosismo e tensioni crescenti tra le forze della maggioranza.

Il secondo aspetto è che il governo non può aspettare una soluzione europea che rischia di arrivare troppo tardi. Deve dare un segnale al proprio elettorato e a Bruxelles e dimostrare di saper fare da solo sul contrasto all’immigrazione illegale e sui rimpatri anche a costo di vedere qualche sopracciglio alzato oltralpe. Infine questa crisi migratoria dovrebbe far scattare un campanello di allarme anche alla nuova leadership del Pd che rinnega la linea del proprio ex ministro Marco Minniti, l’unica che ha funzionato con efficacia negli ultimi anni. Assumere posizioni di apertura totale all’immigrazione è pericoloso perché rischia di generare risentimento sociale e politico. Davvero il Pd vuole commettere ancora l’errore del 2013-2015 proponendo l’accoglienza per tutti, tutta e soltanto a carico dell’Italia?