Giovedì 3 Ottobre 2024
FEDERICA ORLANDI
Cronaca

Massacrata a martellate. Ergastolo all’ex fidanzato. La sorella della vittima:: "Lei sorride da lassù"

Bologna, riconosciute le aggravanti. Lacrime e abbracci dopo la sentenza. Il calciatore alla sbarra tenta la carta della ’pazzia’: "Avevo disturbi in quel momento".

Massacrata a martellate. Ergastolo all’ex fidanzato. La sorella della vittima:: "Lei sorride da lassù"

Massacrata a martellate. Ergastolo all’ex fidanzato. La sorella della vittima:: "Lei sorride da lassù"

Giovanni Padovani è stato condannato all’ergastolo. L’ex calciatore e modello di 28 anni, accusato dell’omicidio pluriaggravato della ex compagna Alessandra Matteuzzi, ha però provato fino all’ultimo a perorare la propria causa. Invano. "Se voi ritenete che tutto quello che è stato fatto nei mesi precedenti al reato siano cose normali, fatte da una persona che non aveva dei disturbi, se voi pensate che un uomo che ammazza una donna con quella ferocia lì sia normale, direi che c’è da mettersi le mani nei capelli e tirarseli molto forte – ha detto ai giudici della Corte d’assise, mentre accanto a lui sua madre Virginia piangeva e il suo avvocato Gabriele Bordoni lo assisteva –. Se ritenete siano cose normali fatte da una persona perfettamente in grado di intendere e di volere, lucida, allora io merito l’ergastolo, anzi, lo pretendo". Parla del suo gesto in terza persona, Padovani, lo chiama prima "il reato", poi "una disgrazia". Disgrazia che sarebbe quella di avere ucciso a martellate, calci, pugni e colpi di panchina la ex fidanzata Alessandra, 56 anni, il 23 agosto di due anni fa. L’accusa era omicidio aggravato da stalking, premeditazione, motivi abietti e futili, legame affettivo con la vittima. Aggravanti tutte riconosciute dalla Corte, che ha stabilito per l’imputato la massima pena possibile, oltre a una provvisionale di centomila euro ciascuna per la madre e la sorella della vittima, diecimila per ognuno dei due nipoti e cinquemila per le altre parti civili, tra cui il Comune di Bologna (ieri in aula era presente anche il sindaco Matteo Lepore: "Tutte le donne di questa città che devono sapere di avere il Comune di Bologna sempre al loro fianco", le sue parole).

Alla lettura del dispositivo, Padovani è rimasto e impassibile, dritto e immobile, in piedi accanto al suo difensore. Si è invece accasciata, abbandonandosi a un pianto liberatorio, Stefania Matteuzzi, la sorella di Alessandra, sorretta dai due figli e dagli avvocati della famiglia, Chiara Rinaldi e Antonio Petroncini. "Mia sorella non c’è più, e nessuno me la ridarà mai – si è commossa –. Ma l’unica cosa che so è che da lassù, oggi, lei sorride". Delle dichiarazioni rese in aula dall’imputato, tra cui quella in cui ha sostenuto che "in questo processo non ci sono né vincitori né perdenti, perché abbiamo tutti perso siccome è successa una cosa gravissima e una persona non c’è più", Stefania si limita a commentare: "Rispetto il suo diritto a difendersi, è giusto sia così e anche Sandra sarebbe d’accordo, perché era stata educata con gli stessi valori. Però ho notato in lui quell’atteggiamento manipolatore che usava con mia sorella, e pure con me, per ottenere ciò che voleva, ossia controllarla". In particolare, non è andata giù alla sorella della vittima il fatto che l’imputato abbia insistito sulla propria mancanza di lucidità al momento del delitto e nel periodo precedente. "Vivo in un incubo, perché mi dispiace – così difatti Padovani –. Questo è un fardello pesante da portarsi dietro, più del carcere. E se potessi tornare indietro lo farei, ma non sono sicuro che le cose cambierebbero, perché io in quel momento con la testa non c’ero. Questo è il problema". Versione che, oltre che la famiglia della vittima, non ha evidentemente convinto neppure la Corte.

"Contavamo su questo esito – così l’avvocato di parte civile Petroncini –. Alessandra è stata uccisa per essersi voluta riprendere la propria vita ed essere la donna libera che era sempre stata, non l’oggetto cui l’imputato voleva ridurla". La sentenza è stata accolta con uno scroscio di applausi che, pur subito placati dal giudice, ha amareggiato l’avvocato Bordoni: "L’applauso del pubblico alla lettura del dispositivo, alla presenza del sindaco a rappresentare la collettività cittadina, temo ci abbia riportato tutti a epoche buie che auspico cancellate dalla luce della civiltà".