Ma fermiamo chi lo devasta con l’inglese

Davide

Nitrosi

Milano, piazza Gae Aulenti. Dodicesimo piano, ufficio marketing-pr-contents&media, open space. Postazioni pc a due metri una dall’altra: lui è il Media relation officer. Lei il Chief executive officer. Dialogo (su Slack, perché parlarsi a voce no) intercettato per voi.

- Ciao, matchamo le agende: la call del rebranding è ancora schedulata per le 5 pm?

- Non so, faccio un quick check con il team e ti whatsappo.

- Ok asap pls.

- Ok, magari rischeduliamo a un’altra data.

- Ok, intanto daunloda tutto, teniamoci pending col cliente. - Tutto versione basic? Zippo.

- Poi ricorda di deliverare il press kit, Milano sede.

- Confermo call. Ho fatto un altro check, sono tutti skillati sulla mission del progetto.

- Bene, perché qui bisogna levereggiare. Siamo stati covidizzati abbastanza, bisogna fatturare più k, fare un upgrade dei target finanziari.

- Il Ceo sarà in call su Teams?

- Resterà mutato. Quindi non spammarci di roba inutile nel Powerpoint. Piuttosto serve anche un upgrade generale.

- E un save the date a tutta la mailing list per il meet del coach. Ricorda: ape per tutti.

- Lo faccio preparare. Metto un alert. Tu non spoilerare col cliente il markup.

- Ovvio, siamo comunque sul mainstream con la spesa: 30k.

Non ci avete capito un tubo? Peggio per voi, però sappiate che vi stanno fregando con un prodotto infiocchettato che vi costerà 30 k, 30mila euro. Con un rincaro (il markup) non previsto. È l’inglese italianizzato dei manager. Li sentiamo (purtroppo) tutti i giorni, sono intorno a noi. Qualcuno li fermi. Qualcuno li faccia parlare come mangiano.

Come dite? Mangiano sushi?