Mercoledì 24 Aprile 2024

Le cinque super aziende Di Foggia, la prima donna Ceo Meloni regista dell’operazione

La vicepresidente Nokia guiderà Terna. Palazzo Chigi: "Orgogliosi della scelta". Ora le forze di governo si concentreranno sulle 600 poltrone delle altre controllate .

Le cinque super aziende  Di Foggia, la prima donna Ceo  Meloni regista dell’operazione

Le cinque super aziende Di Foggia, la prima donna Ceo Meloni regista dell’operazione

di Claudia Marin

La prima donna premier italiana voleva essere la regista della nomina della prima donna amministratrice delegata di una partecipata pubblica italiana. E Giorgia Meloni, a dispetto di tutto e anche a costo di dover sacrificare e accantonare, almeno per il momento, Stefano Donnarumma, alla fine ci è riuscita. E, non a caso, con il suo staff la presidente del Consiglio si dichiara "orgogliosa" della scelta e del risultato ottenuto. Che arriva, sia pure in un contesto ben diverso, 42 anni dopo l’esperienza di Marisa Bellisario in Italtel. Dunque, Giuseppina Di Foggia è la nuova capo-azienda di Terna. Alla presidenza del gruppo che trasporta l’elettricità in Italia con le sue enormi reti di trasmissione, invece, è andato, in quota Lega, il manager Rai Igor Di Biasio. Ma sarà la cinquantatreenne ingegnere elettronica romana, fino a ieri vicepresidente di Nokia Italia, a tenere in mano le redini del comando. La Meloni ci puntava fin dall’inizio della partita nomine, tanto che i beninformati fanno sapere che tutta la sua disponibilità a mediare dentro Fratelli d’Italia e fuori si fermava comunque sulla priorità di "portare" una donna alla guida di una delle cinque spa pubbliche di primo livello.

E, del resto, non a caso da Palazzo Chigi in questi giorni hanno tirato fuori i numeri di un recente studio dell’Università Bocconi di Milano. I dati emersi sono implacabili, in quanto raccontano che, se la presenza femminile nei cda supera il 41 per cento, nei comitati esecutivi si ferma al 13,7 per cento. Ma ancora peggiore è lo stato dell’arte del gender gap considerando che nel centinaio di top manager considerate nessuna ricopre la posizione di ceo. La Di Foggia diventa, dunque, la prima e unica ad delle prime 50 società quotate. L’operazione condotta in porto, però, ha avuto un sacrificato eccellente. Suo malgrado, Stefano Donnarumma è stato protagonista dell’ultimo braccio di ferro fra FdI e Lega. Nelle intenzioni della premier sembrava destinato alla conferma come ad di Terna o allo stesso ruolo in Enel, ma prima è stato sostituito con Giuseppina Di Foggia, la donna alla quale Meloni non intendeva rinunciare.

Poi Donnarumma è stato scavalcato da Flavio Cattaneo alla guida del colosso energetico, affiancato dal presidente Paolo Scaroni, che non lascerà la presidenza del Milan (era la condizione per accettare) ma non sarà più vicepresidente della banca d’affari Rothschild Italia. Certo è che, chiusa la partita principale, si passa ai giri successivi che riguardano oltre 600 poltrone delle controllate pubbliche. Per assegnare le dieci poltrone più ambite (fra presidenti e ad), si racconta nel centrodestra, è stato prima necessario trovare un’intesa di massima fra la Meloni e gli alleati per chi guiderà le tre società principali fra le non quotate di prima fascia in scadenza fra aprile e maggio: Consip, centrale acquisti della pubblica amministrazione italiana, Consap, che gestisce servizi su concessione del Mimit, del Viminale e del Mef, e Sogin, responsabile dello smantellamento degli impianti nucleari italiani.

E, secondo varie ricostruzioni, il ruolo di ad di Sogin sarebbe stato rifiutato proprio da Donnarumma, per il quale ora si parla soprattutto di Cdp Venture Capital o di Ferrovie italiane, per cui però dovrebbe attendere un anno. Il nuovo round di nomine è, comunque sia, già cominciato. Dopo Mps, Enav e le Big Five quotate sono poco meno di 130 le società a controllo pubblico i cui organi di amministrazione dovranno essere rinnovati in due anni, tra questa primavera ed il 2024. Tolte Enel, Eni, Terna, Leonardo e Poste, restano da definire le squadre di comando di Fs, Rai, fino alle società più piccole, controllate di secondo o terzo livello, come Manifattura Tabacchi o Corneliani.