Il semaforo non è un consiglio. Quando Marco Nebiolo, 47 anni, agente immobiliare e membro del collegio edile dell’Api di Torino vede il giallo inclinare verso il rosso, fa quello deve: frena, si ferma. E viene tamponato. Una scocciatura, pensa, ma c’è di peggio. Manda un messaggio alla moglie: "Sono in corso Unità d’Italia, mi volevano menare. Ho chiamato i vigili". Poi su di lui scende il buio. Ricorda che dalla Citroen Xsara piombata sulla Fiat Grande Punto della sua società sono scesi in tre, forse marito, moglie e figlio.
Ricorda i pugni sul finestrino, gli insulti. Alle 12.53 esce dai radar di chi gli vuole bene, due ore dopo Manuela Mareso, preoccupata dal silenzio, con l’aiuto del 112 lo rintraccia nel reparto di neurochirurgia del Cto. Ha il labbro spaccato, una frattura al cranio con due grandi ematomi e diversi focolai emorragici. Lui è in prognosi riservata, non si può alzare ed è cosciente solo a tratti. L’ultima ipotesi è che a sferrare il pugno che ha steso l’agente immobiliare – facendolo cadere sull’asfalto – sia stato un 15enne, mentre una guardia giurata di 36 anni e una donna sarebbero rimasti a bordo della Citroen. Ordinaria follia in un venerdì mattina alle porte di Torino. Dalla quale Mareso, scrittrice, giornalista ed ex direttore di Narcomafie, a distanza di cinque giorni non si è ancora ripresa. Ha lanciato un appello: "Cerco testimoni, mio marito è stato massacrato di botte senza motivo. Invito a chiamarmi, anche in forma anonima, al numero 392.52.97.609".
Qualcuno si è fatto vivo?
"Tante persone, d’altra parte erano le 12,30 e non mezzanotte. Cosa che rende ancora più assurda questa storia. Un signore ha visto tutto. C’è stato un solo, tremendo pugno in faccia, sferrato dal ragazzo più giovane che poi è scappato con la donna mentre Marco cadeva e batteva la testa sull’asfalto. Il conducente è stato identificato dai vigili ma dobbiamo portare a termine la querela e per ora non mi dicono chi sia".
Suo marito come sta?
"Solo oggi ha smesso di urlare dal dolore ma è in stato confusionale e cerca di scavalcare il letto, per cui ha bisogno di assistenza continua. I medici dicono che sarà lunga, a me è basta che sia vivo. Certo a casa è una situazione difficile. Mia figlia grande ha vent’anni e mi aiuta, il piccolo alle elementari non sa niente e ci crede in trasferta di lavoro, quello di 15 anni è completamente destabilizzato, ha mal di testa, non vuole andare a scuola".
Tutto per un semaforo.
"Mio marito è la persona più ligia alle regole del mondo, quasi angosciante, mai parcheggiato in seconda fila. Ha visto il giallo, si è fermato e poi quasi scusato: non ho inchiodato, solo rallentato. Infatti è stato un urto banalissimo, la sua auto non ha un graffio. Quei tre sono scesi inferociti: ma perché non sei passato, e giù insulti. Si è barricato in macchina, mi ha scritto. Pensavo che la cosa si fosse risolta, invece un collaboratore mi ha riferito che non si era presentato all’appuntamento dal commercialista, lui che non arriva in ritardo di tre minuti. E lì ho capito".
Che idea si è fatta degli aggressori?
"Che siano una famiglia è solo una supposizione di Marco. Finchè non so chi sono io risparmio il giudizio. Anche lui mi ha pregato di non accanirmi, perché magari sono povera gente, tre balordi disperati. Questa è una tragedia anche per loro, comunque vada sono rovinati. Mi preoccupa – conclude Mareso – l’altissimo livello di aggressività che c’è in giro in questo periodo. Non c’è tenuta sociale, siamo tutti disperati e frammentati".