Giovedì 2 Maggio 2024

La sentenza su Saman. Ergastolo ai genitori, lo zio condannato a 14 anni. Assolti i due cugini

La 18enne pakistana venne uccisa perché si opponeva a un matrimonio combinato. Il corpo sepolto vicino a casa e trovato dopo un anno. Il padre: "Non sono stato io, era il mio sangue".

Tre condanne e due assoluzioni per l’omicidio di Saman Abbas, la 18enne pakistana sparita il primo maggio 2021 da Novellara (Reggio Emilia) e poi trovata sepolta nel novembre 2022, sotto un rudere a pochi passi della sua casa. È il verdetto di primo grado, destinato comunque a far discutere, emesso ieri dalla Corte d’Assise di Reggio Emilia su una vicenda che ha scosso e commosso l’Italia, coinvolto le diplomazie di due Paesi e ha riservato fino all’ultimo di colpi di scena. Per i genitori, il padre Shabbar Abbas e la madre Nazia Shaheen, è stato deciso l’ergastolo: la stessa pena chiesta dalla pubblica accusa. Ma cadono le aggravanti della premeditazione – secondo i giudici non vi fu un piano di morte – e dei futili motivi, che la Procura aveva indicato nel rifiuto della giovane di sottostare a nozze combinate per poi scegliere un fidanzato connazionale in Italia, e nel suo rifiuto di aderire ai dettami culturali musulmani e pakistani. Resta in piedi solo quella di aver colpito la discendente. Per lo zio di Saman, Danish Hasnain, 14 anni di condanna per omicidio e, l’unico tra tutti, per la soppressione del cadavere, oltre alle generiche: fu lui che lo fece ritrovare portando gli inquirenti sul luogo dove fu scavata la fossa. Hasnain aveva chiesto in udienza preliminare l’abbreviato, che fu bocciato alla luce delle aggravanti. Ma nel dibattimento la loro caduta ha fatto sì che tornasse in vigore il taglio di un terzo della pena previsto dal rito processuale: dai 21 anni si è dunque passati a 14. Per lui la Procura aveva chiesto 26 anni, domandando le generiche equivalenti alle aggravanti per la collaborazione nel far trovare i resti di Saman.

Assolti dalle accuse di omicidio e soppressione i due cugini Ikram Ijaz e Nomanulhaq Nomanulhaq: per la Corte "non hanno commesso il fatto". La Procura aveva domandato per entrambi 26 anni, alla luce della giovane età e del ruolo subalterno ad Abbas e Hasnain. I due sono stati rimessi in libertà dopo aver trascorso in carcere il periodo successivo alla loro cattura in stato di latitanza, avvenuta per Ijaz in Francia nel maggio 2021, per Nomanulhaq in Spagna nel febbraio 2022. Alla lettura del verdetto i due cugini sono scoppiati in lacrime e Nomanlhaq ha abbracciato il suo avvocato Luigi Scarcella: "Abbiamo dimostrato che il 29 aprile", giorno in cui furono ripresi con pale alla mano insieme allo zio, "non stavano andando a scavare la buca". I legali hanno anche dato battaglia sull’attendibilità delle dichiarazioni del fratello di Saman.

L’avvocato Mariagrazia Petrelli, per Ijaz, si sofferma sul’allontanamento dall’Italia: "Lo fecero per paura, ma non certo del procedimento penale". Gli avvocati Enrico Della Capanna e Simone Servillo, per i genitori, dichiarano: "Non capiamo perché siano stati condannati all’ergastolo. O la Corte li ha ritenuti esecutori materiali, ma crediamo sia impossibile, oppure mandanti, o che abbiano concorso quando Danish uccise Saman". In mattinata Abbas aveva parlato per un’ora e 40, era scoppiato in lacrime e si era difeso: "Mai nella vita ho pensato di uccidere mia figlia, neanche gli animali lo fanno". Annunciano ricorso in Appello così come l’avvocato Liborio Cataliotti per lo zio Hasnain: "Accetto la condanna per aver disperso od occultato il cadavere: del resto lo ha fatto ritrovare. Ma impugnerò per l’omicidio". I tre condannati sono stati condannati a pagare il risarcimento dei danni alle parti civili: Comune di Novellara, Unione Comuni, associazioni di tutela delle donne e di rappresentanza islamica. Ma la Corte d’Assise ha escluso il fratello Alì Haider, fratello di Saman Abbas, e il fidanzato di lei Ayub Saqib: soprattutto sulla credibilità del giovane parente della vittima, ma anche sull’altro ragazzo, fino dall’ultimo è stata battaglia tra le parti.