Covid, "casi di infermieri contagiati dopo seconda dose di vaccino"

La denuncia del presidente del sindacato Nursing Up: "Non abbiamo ancora letto indicazioni ufficiali da parte del ministero" della Salute

Un operatore sanitario in un centro tamponi (Ansa)

Un operatore sanitario in un centro tamponi (Ansa)

Roma, 5 maggio 2021 - Continuano a registrarsi "nuovi preoccupanti casi di infermieri contagiati tra i già vaccinati" contro Covid, ma "non abbiamo ancora letto indicazioni ufficiali da parte del ministero" della Salute, "che regolamentino preventivamente le procedure relative alla terza dose" di vaccini "la cui copertura dura 6 mesi". E' quanto segnala Antonio De Palma, presidente nazionale del sindacato Nursing Up, denunciando "la mancanza di politiche di programmazione tempestive e omogenee, come gli screening di misurazione del livello anticorpale sul personale sanitario, che noi chiediamo a gran voce alle aziende sanitarie". 

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"Aumenta di ora in ora il numero degli operatori sanitari contagiati presso l'ospedale di Taormina - spiega De Palma in una nota -. Secondo quanto ci riferiscono i nostri referenti, il focolaio sarebbe divampato lo scorso 2 maggio nel reparto di Cardiologia. Inizialmente gli infermieri, tutti già regolarmente vaccinati, che si sono re-infettati erano solo 2, rispetto agli 11 casi totali tra pazienti e operatori socio sanitari. Ora, secondo le nostre fonti ufficiose, i casi sono saliti a 20 in poche ore, con gli infermieri contagiati che sarebbero già 5".

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"Mentre attendiamo che la locale direzione sanitaria confermi i dati ufficiali", ha aggiunto De Palma, "abbiamo realizzato un report sindacale per capire quello che sta accadendo in Italia nelle ultime settimane". E ha quindi fatto il punto: "Oltre a Taormina, infatti, ci sono 2 infermieri contagiati al Policlinico di Messina sempre nelle ultime 24 ore. E poi in precedenza abbiamo i 7 infermieri di Abbiategrasso" nel Milanese, "i 2 di Pesaro e poi i casi precedenti del Moscati di Avellino (in tutto 3 infermieri), di Brescia e di Latina, rispettivamente con 2 e 5 colleghi infettati". Numeri che "apparentemente sembrerebbero cifre irrisorie", ma, ha sottolineato il presidente del sindacato, "ciò che ci preoccupa di più è la scarsa attenzione che le Regioni stanno dando a questi accadimenti", perché "le motivazioni dei contagi degli infermieri già vaccinati - non possono essere semplicemente legate alla già nota non totale efficacia dei farmaci".

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Le domande restano molteplici. "Quanti sono realmente infermieri e gli altri operatori sanitari già vaccinati che si sono re-infettati in Italia solo negli ultimi mesi?", si chiede il presidente del Nursing Up. E anche "qual è lo stato dell'arte nelle nostre aziende sanitarie e che tipo di impatto hanno le varianti sul presentarsi di nuovi casi tra il personale già vaccinato?". De Palma chiede quindi "quando arriverà il nostro richiesto protocollo ministeriale che scandisca ruoli e responsabilità delle aziende sanitarie" e se sia "ipotizzabile, in casi come quelli citati, la somministrazione di una dose di richiamo indipendentemente dal fatto che siano trascorsi o meno i 6 mesi di copertura". "Le vaccinazioni per gli operatori sanitari sono iniziate a gennaio - ricorda - quindi tra giugno e luglio saranno decorsi i 6 mesi di validità per coloro che sono stati vaccinati tra i primi".

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"Insomma - conclude il leader sindacale - non è una eventuale terza dose che preoccupa gli infermieri, bensì, ancora una volta, la mancanza di politiche di programmazione tempestive ed omogenee. Solo così, evidentemente, si potrà agire preventivamente, per evitare l'esposizione al rischio contagio di quei colleghi già vaccinati che operano nei reparti con pazienti fragili, e che potrebbero involontariamente diventare veicolo di contagio essi stessi nel momento in cui si infettano anche se già sottoposti alla seconda dose".

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