Per la prima volta esiste una data "plausibile" per la conclusione dei lavori del Tempio Espiatorio della Sagrada Familia, il simbolo di Barcellona, Patrimonio dell’Unesco ma in realtà a 141 anni dalla posa della prima pietra – 19 marzo 1882, nell’iconica festa dedicata a San Giuseppe – ancora un cantiere a cielo aperto, che è anche il suo marchio di fabbrica e una delle curiosità che attirano i turisti. Mancano infatti la facciata su Calle Mallorca, alcune cappelle e la torre centrale di Gesù dopo che sono state inaugurate quelle degli Evangelisti che fino al sette gennaio saranno illuminate a festa per la gioia dei catalani ma anche dei numerosi visitatori che sono tornati al numero pre Covid, circa quattro milioni e mezzo l’anno, e che forniscono i maggiori introiti per l’edificazione.
La Sagrada Familia è la seconda chiesa più vista al mondo dopo la Basilica di San Pietro. La data non è vicinissima: 2033, vale a dire 150 anni dopo che Antoni Gaudì i Cornet, allora trentunenne, prese in mano il progetto di Francisco de Paula del Villar y Lozano, suo maestro, dopo le liti con i mecenati che avevano comprato il terreno dell’Eixample: la chiesa gotica divenne nei disegni di Gaudì – che aveva appena iniziato i lavori della Finca Guell ed era in pratica sconosciuto all’opinione pubblica – modernista, ma soprattutto "la ricerca della verticalità, la forma di rappresentazione dell’ascensione, l’elevazione spirituale" come ricorda Jordi Faulì, attuale direttore dei lavori. E anche un edificio in continua evoluzione che l’architetto stesso sapeva che non avrebbe mai visto completato anche per i molti cambiamenti proposti in corso d’opera. Nel 1926, alla morte di Gaudì, fu promesso che i lavori sarebbero andati avanti e quella che è diventata Basilica minore e consacrata nel 2010 non sarebbe rimasta lo splendido esempio di architettura incompiuta che è. La speranza era che i cantieri fossero completati nel 2026, nel centenario della morte del visionario progettista.
Così non è stato, ma in quell’anno potrebbe vedere la luce la monumentale Torre di Gesù al centro della navata alta 140 metri con una croce di 17. "L’inaugurazione delle torri degli Evangelisti – dice Esteve Camps, presidente del Consiglio per la costruzione – ha segnato l’inizio dell’ultimo tratto dei lavori". Le quattro torri sono alte 135 metri ognuna e alla loro sommità hanno quattro statue opera di Xavier Medina Campeny: su quella di Matteo il bue, per Marco il leone, per Luca l’aquila e per Giovanni l’angelo. Quando nel 2026 sarà benedetta anche la torre di Gesù, mancheranno solo la Sala della Croce a sessanta metri di altezza, la Cappella dell’Assunta e i quattro campanili della facciata della Gloria che, dice Camps, "narrerà l’origine e il fine dell’essere umano e i cammini da compiere seguendo Gesù per la realizzazione personale e la vita eterna. Si tratta di un’opera complessa che al di là delle torri e del portico include più di cento sculture e tre livelli".