Ironia della sorte, è l’aria condizionata (non proprio ecologica) a sbarrare la strada di papa Francesco sulla via della partecipazione alla Cop28 di Dubai dove Bergoglio avrebbe voluto porsi come “coscienza morale” sulla questione climatica. E la stessa aria condizionata pregiudicherà probabilmente molti, se non tutti i suoi futuri viaggi internazionali. Francesco, dopo una settimana di notizie confuse e indiscrezioni sulla sua salute, ha fatto lui stesso ieri un po’ di chiarezza, esordendo con il consueto stile schietto: "Come vedete, sono vivo!".
"Il dottore – ha quindi spiegato in un’ udienza – non mi ha lasciato andare a Dubai. Il motivo è che lì fa molto caldo e si passa dal caldo all’aria condizionata. E questo in una situazione bronchiale non va bene ma grazie a Dio non era polmonite. È una bronchite molto acuta e infettiva ma non ho più la febbre". Una condizione che gli consente di non derogare alla sua agenda tour de force (solo ieri ha avuto 9 udienze con discorsi brevi per non affaticarsi), ma che gli pregiudica il viaggio a lungo raggio con molta aria condizionata a bordo e diverse ore di sonno previste. La questione sollevata dall’equipe medica, sempre capitanata dal fidatissimo infermiere personale Massimiliano Strappetti, ma a cui è stato affiancato uno pneumologo, è banale ma quanto mai limitante: con i suoi problemi ai polmoni (una piccola resezione da giovane ma soprattutto nel marzo scorso una brutta polmonite dopo l’esposizione al freddo in piazza San Pietro che lo costrinse a un ricovero lampo), uniti al peso che aggrava il fisico e la stessa respirazione, uniti ancora al quadro di un uomo di 87 anni (il 17 dicembre) che ha subìto due operazioni recenti, una al colon, una all’addome, e ancora, con le apnee notturne che pure lo affliggono, il rischio estremo è quello della formazione di coaguli che possono anche impattare sulle performance cerebrali. L’ennesimo calvario di Bergoglio è iniziato già il 6 novembre scorso con un po’ di “raffreddore”, poi la settimana scorsa di corsa al Gemelli Isola tiberina per effettuare una Tac che ha escluso una polmonite. Francesco se l’è cavata con una cura antibiotica endovenosa che però nulla può rispetto ai rischi di un viaggio aereo. A ciò si aggiunge l’altra forte limitazione, quella del ginocchio.
"Vi dico la verità, per me fare un viaggio non è facile come prima", aveva confidato ai giornalisti di ritorno dalla Mongolia quest’estate. In questi ultimi mesi Francesco ha indicato diversi Paesi dove gli piacerebbe andare e tutti lontani. Ha accennato ad Australia, Nuova Zelanda, Papua Nuova Guinea. Persino alla sua Argentina, dove in dieci anni di pontificato non è mai tornato ma che ora con la vittoria dell’anarco-capitalista Javier Milei, il politico che più di tutti lo ha pubblicamente oltraggiato, risulta per lui più allettante. Di fatto, di concreto non c’è nulla, un viaggio che sembrava in preparazione in Kosovo è saltato e di confermato c’è solo la visita alla vicina Verona il prossimo maggio.