di Riccardo Jannello Grisù si era ormai rassegnato e cercava di godersi ciò che gli passava il convento: il sole di un mite marzo abruzzese. Lo avevano fatto scendere dal treno alla stazione di Pescara, come un clandestino qualunque, ma lui era solo un gatto che cercava di sgranchirsi le zampe correndo fra i vagoni dopo quattro ore nel trasportino. Finito nelle fauci del capotreno aveva pagato con la defenestrazione il suo viaggio presumibilmente a scrocco, e si era ritrovato sul marciapiede del binario mentre il convoglio Lecce-Torino riprendeva la sua lunga corsa nella notte. Sul treno i padroni di Grisù, in...
CronacaIl gatto che vale un’interrogazione alla Camera