Mercoledì 24 Aprile 2024

Gli abusi sessuali coperti dal clero "Denunciare è sempre molto difficile"

Il libro-inchiesta di Lucetta Scaraffia in un pool tutto al femminile sulle violenze commesse dai religiosi

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di Giovanni Panettiere

C’è il parroco che non si fa scrupoli ad abusare per anni di un undicenne proveniente da una famiglia disagiata, madre adottiva suicida e padre violento. Non manca il prete capace di negare fino alla prova schiacciante del Dna di essere lui il papà di un ragazzo nato dallo stupro di un’adolescente. E che dire del presbitero, che riempie di attenzioni le sue ’elette’, tutte minorenni, in cambio di favori sessuali, o della comunità di disabili ’tradita’ dai ministri di Dio? Sono solo i casi più emblematici della piaga degli abusi sui minori nella Chiesa italiana di cui ad oggi non si conosce ancora la portata puntuale a differenza di altri paesi. Germania, Francia, Australia, dove, complice il lavoro di commissioni indipendenti, si stima un 4-7% di preti abusatori.

Su questa carenza statistica tutta italiana accendono i riflettori le pagine di Agnus Dei (Solferino). Scritto da Lucetta Scaraffia, Anna Foa e Franca Giansoldati, ex redattrici di Donne, Chiesa, Mondo, mensile al femminile dell’Osservatore Romano, il libro è la prima inchiesta approfondita sugli abusi sessuali del clero nel nostro paese. Le storie raccontate, anche nelle loro trame giudiziarie, sono attinte dall’archivio online dell’associazione delle vittime Rete L’Abuso e riguardano preti finiti sotto la lente d’ingrandimento della giustizia civile.

Per lo più predatori sessuali piuttosto che pedofili, stando al prezioso criminal profiling tratteggiato dalle autrici che rifiutano di schiacciare tout court sulla malattia psichica la forma mentis dei violentatori. Ministri di Dio abili nel raccogliere denaro, in apparenza per scopi benefici, in realtà per tenere legate a sé le prede, quasi sempre molto povere, con una ridda di regali. Di solito si tratta di presbiteri molto apprezzati dalle loro comunità al punto che, anche quando le voci, le accuse, le prove degli abusi si fanno sempre più stringenti, godono di un’incrollabile difesa d’ufficio. Quasi che il don – dal latino dominus, padrone – mai e poi mai possa macchiarsi di così turpi delitti.

Un contesto viziato dal clericalismo ideale per abusatori dal piglio antisociale, senza famiglia e quindi il minimo controllo. Una condizione, quest’ultima, che spinge nel libro la storica Scaraffia ad appoggiare pertanto la tesi del cardinale Reinhard Marx per il quale l’obbligo di celibato andrebbe superato in quanto attira persone problematiche che "non hanno il coraggio di affrontare i rapporti con gli altri". Per decenni i crimini sui minori sono stati coperti dall’istituzione ecclesiastica. vuoi per paura dello scandalo, vuoi per l’incapacità di mettere al centro le vittime. Basti pensare che ancora il Codice di diritto canonico punisce questo tipo di violenze in quanto violazioni del VI comandamento, non come crimini contro la persona.

Oggi l’attesa nella Chiesa italiana è tutta per la pubblicazione, il 18 novembre, del primo report nazionale sugli abusi commessi dal clero: raccoglierà i casi di violenze segnalati agli sportelli diocesani negli ultimi due anni e le notizie di reato approdate dal 2000 al 2021 all’ex Sant’Uffizio, competente per i processi canonici. Il rapporto non sarà curato da una commissione indipendente, ma rappresenta il primo passo sulla via della trasparenza e dell’ascolto predicati dal neo presidente dei vescovi, il riformista Matteo Zuppi, che, nonostante le resistenze, prova ad archiviare la stagione della prudenza estrema. Paradigmatico a riguardo il caso raccontato in Agnus Dei di Camillo Ruini, allora numero uno della Cei, che, in risposta alle richieste di giustizia dei famigliari di una vittima, si augurava che il semplice spostamento del prete abusatore "infonda serenità nei fedeli coinvolti a vario titolo nei fatti".

Altri tempi, non per la Scaraffia che liquida come "indegno" l’avvio dei lavori per la stesura del report. "Non si conoscono i criteri di raccolta dei dati – incalza –, non si aprono gli archivi dei vescovadi, né si considerano le querele alle autorità civili, si fa leva invece sugli sportelli diocesani. Strutture che puntano a un patteggiamento di 15-20mila euro senza favorire le denunce e che al loro interno spesso hanno i difensori degli stessi abusatori. Le donne poi sono quasi del tutto escluse. Infine ci si avvale del supporto della Università Cattolica che è vicina alla Cei. Insomma, dove è la terzietà?". Terreno scottante quello degli abusi. Dopo decenni di cautele qualcosa si muove, non senza errori. Le attese, d’altronde, sono enormi.