Giulia e Alessia morte a Riccione. "Gogna social, i genitori non hanno colpe"

La psicologa: vivranno senza pace, forse non sapranno mai cosa è successo

Alessia e Giulia durante una vacanza in Sardegna

Alessia e Giulia durante una vacanza in Sardegna

Subito dopo la tragedia di Riccione, sui social è scattata la gogna da parte degli utenti di ogni età, che accusano i genitori delle ragazzine. I fantomatici giudici da tastiera hanno subito emesso i verdetti più duri: "Due ragazzine non possono andare da sole in discoteca", "Perché nessuno ha vigilato?", "La Riviera nel weekend è il regno dello sballo, i genitori dovrebbero saperlo". La psicoterapeuta Maura Manca, esperta dell’età evolutiva e presidente dell’osservatorio nazionale Adolescenza onlus, analizza questo fenomeno ormai quotidiano.

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Perché nelle piattaforme on line non c’è rispetto e ognuno si sente in diritto di pubblicare qualsiasi commento?

"Dobbiamo ragionare di più, ma il cellulare elimina le emozioni. Ormai tutto è pubblico: criticare e giudicare un genitore in una condizione di questo tipo è veramente grave. Io lavoro con i ragazzi e tocco situazioni drammatiche, estreme, in situazioni così una parte dei genitori muore assieme ai figli".

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I genitori di Giulia e Alice non si daranno mai pace. Il fatto che si siano susseguite una serie di coincidenze maledette spinge ancor di più il popolo a giudicare. E il rischio che non si sappia mai la verità di quelle ultime ore, rende l’incubo senza fine.

"È per loro una tortura fisica perché probabilmente non si daranno mai una spiegazione. La perdita di un figlio è un dolore inimmaginabile, contro natura fondamentalmente. Il nostro cervello, invece, ha bisogno di capire e di sapere ed essere attaccati pubblicamente aumenta lo strazio".

Cosa significa per due genitori subire anche le sentenze del tribunale social?

"È un dolore immenso, perché devono già lavorare sui propri sensi di colpa, sulle domande che li accompagneranno per sempre insieme al dolore di aver perso due figlie. Devono gestire una situazione famigliare enorme, piena di problematiche che li condizionerà tutta la vita. Essere vittime id attacchi gratuiti, di persone che non conoscono la situazione, continua ad alimentare il problema e gli fa rivivere l’incubo. Il padre, la voce della figlia che gli dice ’Stiamo tornando’, la sentirà per tutta la vita: il cervello terrà stretta quell’ultima volta che si sono telefonati. Le persone questo non lo capiscono. Molti genitori si lasciano andare dopo la morte del figlio, non ce la fanno".

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Ma loro hanno qualche colpa in questa tragedia?

"Loro non potevano fare niente. Un adolescente non si tutela non facendolo uscire. Cosa realmente sia successo non lo possiamo sapere, era una condizione particolare. Giulia e Alessia erano ragazze in grado di affrontare una serata, non era la prima volta che uscivano, ed erano capaci di intendere e volere".

Sul web i giovani ora cercano il video dell’impatto mortale.

"Purtroppo le persone sono distanti emotivamente: siamo abituati a vedere la realtà da uno schermo. E dimentichiamo che Alessia e Giulia sono esseri umani. Andare a cercare un video macabro, come se si guardasse un film horror, significa essere fuori dalla realtà".