Siamo a pochi chilometri dalle spiagge romagnole dove in tanti, oggi, festeggeranno il Ferragosto. Qui c’è un pezzo di paese, un pezzo importante, che vivrà questo ‘Capodanno dell’estate’ da alluvionato, sfollato negli hotel, con la casa ancora invasa dall’acqua, o a rischio di franare a valle da un momento all’altro. La Romagna ce l’ha messa tutta per rialzarsi, ma non sempre ci è riuscita. Alle storiche saline di Cervia, dove l’alluvione ha dissolto il raccolto di due annate, i salinari sono al lavoro per ricucire le ferite e allestire le sedie per la festa che terranno tra pochi giorni: una tradizione, quella del concerto al tramonto nella salina, "cui non abbiamo voluto rinunciare – spiega Federico Caselli – nonostante la salina mesi fa fosse quasi scomparsa". Lavoreranno anche oggi.
A 90 giorni dall’alluvione sono molte le persone costrette fuori di casa (le domande per il contributo per chi ha perso l’abitazione sono state varie migliaia): i più fortunati da amici e parenti, tanti in hotel, dove nonostante lo sforzo del personale la vita procede comunque sospesa.
Mabell Leon e suo marito Antony Zelaya fissano amareggiati il barbecue dove anche quest’anno, come tutti gli anni, avrebbero festeggiato il Ferragosto: la loro casa, a Ravenna, nella frazione di Coccolia, affacciata sul Ronco, è però ancora allagata, per via del danno causato a una falda dall’alluvione. "Ci limiteremo a uscire per un gelato", confidano.
C’è comunque chi ha deciso di fare sì che sia ‘vita’ anche questa ‘mezza vita’, come Isabella Salvini e Giorgio Cattaneo, di Faenza, che trascorreranno il Ferragosto intenti nei preparativi del loro matrimonio, già rinviato una volta. "A ottobre ci sposeremo", rivelano. "Molto probabilmente saremo ancora qui all’Hotel Cavallino, insieme a varie delle altre 58 famiglie ospitate. Vorrà dire che saranno tutte ospiti del nostro ricevimento". Molti degli ospiti non trovano un nuovo appartamento da affittare, altri, come Gianni Vannini, hanno perso casa, auto, mobilio, moto: "Che me ne faccio dei 3mila euro dei ristori? Che ci compro? Avrebbero almeno potuto costruire un quartiere di casette in legno".
Stefania Castiglia, sempre a Faenza, ha trovato momentaneamente casa nel monastero di Santa Chiara, uno scrigno di verde che rischiava di rimanere chiuso al pubblico per decenni: devastato dall’alluvione, è paradossalmente tornato a rivivere; per Ferragosto sarà popolato dal vociare di sua figlia. "Non abbiamo in programma particolari festeggiamenti", spiega Stefania. "Ci limiteremo a smistare tutti insieme le donazioni che ancora quotidianamente arrivano qui".
C’è però un pezzo di Romagna che dall’alluvione si è risollevato: ‘I Maceri’, storica trattoria di Cesena posta nel bel mezzo del cratere causato dall’esondazione del Savio, ha riaperto i battenti già lo scorso 2 giugno, dopo settimane incessanti di lavoro. "Tre mesi fa qui era tutto sommerso", racconta Roberto Bagnoli, al timone del locale da ventisette anni. "Per Ferragosto abbiamo il tutto esaurito, il che vuol dire che tutto sommato la Romagna vuole vivere".
L’assenza di ristori diretti agli alluvionati ha però come allargato la forbice tra i salvati e i sommersi: a Modigliana, ‘il paese delle duecento frane’ (Forlì-Cesena) sono sigillate le finestre dell’agriturismo Il Teatro, così chiamato dal suo giovane titolare Luca Monduzzi proprio perché affacciato su un magnifico scorcio collinare. "Il mio Ferragosto sarà quello di chi ha la sua casa e la sua attività messe in pericolo da una frana apertasi a pochi metri di distanza: quando piove qui non è semplice chiudere occhio. Normalmente avrei avuto il tutto esaurito, mi sarei fatto contagiare dall’entusiasmo dei clienti. Ospiterò alcuni amici, non mi faccio abbattere. Ma sento già l’autunno incombere, e so che non potrò essere riuscito a mettere in sicurezza la mia casa e il mio agriturismo. Non da solo".