Venerdì 19 Aprile 2024

Erdogan a testa bassa contro Draghi "Io sono eletto, tu un nominato"

Il presidente turco alza i toni ed evoca il fascismo. Silenzio da Palazzo Chigi, diplomazie al lavoro per il disgelo

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di Ettore Maria Colombo

"Una totale maleducazione". Dopo una settimana di (rancoroso) silenzio, arriva la secca e dura replica del premier turco, Recep Tayyip Erdogan, al premier Mario Draghi che lo aveva definito "un dittatore" con cui bisogna però "collaborare" dopo l’incidente diplomatico del Sofa-gate.

"Prima di dire una cosa del genere a Erdogan (il quale parla in prima persona di se stesso, ndr) devi conoscere la tua storia, ma abbiamo visto che non la conosci. Sei (si riferisce a Draghi, ndr) una persona che è stata nominata, non eletta" è l’attacco del leader di Ankara, che rilancia il riferimento al fascismo e alla dittatura di Mussolini fatto dagli esponenti del suo partito, l’Akp.

Parole pronunciate con calma in una chiacchierata con alcuni giovani nella sontuosa biblioteca del suo palazzo presidenziale di Ankara, la più grande biblioteca della Turchia. Erdogan ostenta calma, quasi indifferenza. "Qualunque cosa dica il premier italiano – spiega ai suoi giovani – non vi preoccupate. Pensiamo agli affari nostri", risponde a una ragazza che gli chiedeva conto delle parole di Draghi. "In un momento in cui speravamo che le relazioni tra Turchia e Italia avessero raggiunto un buon punto, quest’uomo chiamato Draghi ha purtroppo danneggiato queste relazioni", è l’accusa di Erdogan.

Poche, acide, parole che rimettono sul tavolo i molti attacchi all’Italia portati, nei giorni scorsi, da ministri del governo turco ed esponenti del partito di Erdogan che riaccendono la miccia delle tensioni italo-turche.

Con la convocazione a caldo dell’ambasciatore italiano ad Ankara, Massimo Gaiani, la Turchia aveva chiesto una retromarcia – cioè una sconfessione delle parole di Draghi – che però non c’è stata. La diplomazia italiana ha lavorato dietro le quinte per cercare di ricomporre la crisi e ammorbidire le posizioni. Finora il governo di Ankara non ha ancora compiuto passi ufficiali, cioè ritorsioni pratiche. Sul tavolo restano però tutte le temute ripercussioni sulle floride relazioni economiche che Erdogan descrive a rischio. L’interscambio commerciale, che prima della pandemia sfiorava i 18 miliardi di euro, anche nell’anno del Covid, è rimasto sopra i 15 miliardi. I timori di rappresaglie e boicottaggi non mancano. Oltre al possibile congelamento di alcune commesse, in particolare nel settore della difesa, a guardare con ansia agli sviluppi della crisi sono le 1.500 imprese italiane attive in Turchia in tanti campi, dai macchinari industriali alla chimica. Ma tremano anche giganti come Barilla e Astaldi, Stellantis e Ferrero, che nell’area del Mar Nero si rifornisce delle sue nocciole.

Palazzo Chigi non ha voluto commentare ieri sera la "replica" di Erdogan, segno probabilmente della volontà di stemperare lo scontro e non voler dar origine a una escalation pericolosa. Dall’Italia è arrivato solo il commento via Twitter di Matteo Salvini: "Oggi più che mai sto con il presidente Draghi, la democrazia, la libertà, l’Occidente". Mentre la responsabile Esteri del Pd, Lia Quartapelle, osserva: "Punto nel vivo, Erdogan fa prevalere il rancore e pronuncia parole inaccettabili. La Turchia sarà più sola". Non ha torto. L’ambizione turca a essere ammessa nella Ue si è già allontanata a grandi passi.