Mercoledì 24 Aprile 2024

Il digiuno intermittente aumenta il rischio di morte? Cosa dice lo studio presentato all’American Heart Association

“Decessi per problemi cardiovascolari raddoppiati”. Ma la ricerca ha più di un punto debole (e non è stata ancora pubblicata e revisionata). Antonella Viola, autrice di un libro che esalta i benefici del regime alimentare: “Aria fritta”

Digiuno intermittente

Digiuno intermittente

Roma, 26 marzo 2024 –  E’ l’ultima tendenza in fatto di benessere. Il digiuno intermittente promette di aiutare a perdere chili di troppo e a mantenere il peso desiderato. In sintesi, consiste nel confinare i pasti in una finestra limitata nell’arco della giornata, generalmente 8 ore ( ma esiste anche una versione più soft). Nel tempo restante, 16 ore, prescrive di assumere solo liquidi chiari. Svariati i vip che ne esaltano l’efficacia. In Italia di digiuno intermittente ha parlato in termini positivi Antonella Viola, docente di Patologia Generale all’Università di Padova e divulgatrice scientifica, diventata nota ai tempi della pandemia Covid, che ha raccontato in un libro i benefici di questo regime alimentare, sperimentato su se stessa.  

Lo studio: +91% di rischio di morte

Una ricerca presentata al congresso dell’American Heart Association, a Chicago, getta ombre sulla bontà del digiuno intermittente e solleva interrogativi sulle conseguenze per la salute. Lo studio – scrive la CNN –  arriva alla conclusione che chi limita il consumo di cibo a un lasso di 8 ore o meno al giorno va incontro a un aumento di rischio di morte per malattia cardiovascolare del 91% rispetto a chi distribuisce i pasti nell’arco di 12-16 ore. Si tratta, attenzione, di una ricerca preliminare che non è stata ancora pubblicata né sottoposta alla cosiddetta revisione tra pari della comunità scientifica. Uno degli autori – scrive la Cnn – è Victor Wenze Zhong, professore e presidente del dipartimento di epidemiologia e biostatistica presso la l’Università Jiao Tong di Shanghai, in Cina.

I punti deboli della ricerca 

Il nuovo studio ha analizzato il comportamento di 20.000 americani che hanno risposto a domande sulle loro abitudini alimentari per due giorni, quindi ha esaminato i registri dei decessi negli anni successivi. I dati avrebbero evidenziato un’associazione tra finestre alimentari ristrette a 8 ore e le morti per cause cardiovascolari, anche se non è possibile parlare di un legame causa-effetto. 

Molti esperti si sono detti critici rispetto a questa ricerca, rileva ancora la CNN. I principali dubbi sono relativi all’arco temporale dei dati. Com’è possibile – si chiedono in sostanza altri ricercatori – che il comportamento di due giorni possa essere preso come modello alimentare a lungo termine? 

Dal solo abstract poi non è chiaro se nello studio si siano isolate altre variabili che sappiamo incidono sulla salute. Come il consumo di alcol o sigarette, oppure il tipo di lavoro. Chi mangia in finestre ristrette fa anche un lavoro stressante? E’ importante distinguere per capire quale fattore sia effettivamente legato a patologie cardiovascolari. E’ il digiuno? O è lo stress? O ancora è l’alcol? ù

Bassetti: “Ho fatto bene a non praticarlo”

Al momento le informazioni che abbiamo sullo studio sono troppo poche per dire qualcosa sulla sua bontà. 

Nell’attesa in Italia gli esperti si dividono. "L'analisi osservazionale, appena presentata a un congresso americano di cardiologia, di oltre 20.000 adulti statunitensi, ha mostrato che fare digiuno per 14 ore aumenta rischio infarto, ictus e morte – sostiene l’infettivologo genovese Matteo Bassetti, direttore della Clinica di

Malattie Infettive del Policlinico San Martino di Genova, anche lui venuto alla ribalta con il Covid  –.  Credo di aver fatto bene a non praticarlo”. Il suo intervento è esplicitamente diretto all’immunologa Antonella Viola. Che da parte sua parla invece di “aria fritta”. 

Antonella Viola: “Lo studio? Aria fritta”

"Nella ricerca scientifica  –  scrive Viola in un lungo post su Facebook  –  c'è una bella differenza tra un articolo pubblicato su una rivista scientifica seria, generalmente dopo molti mesi di controlli e revisioni da parte di esperti, e una comunicazione senza dati presentata a un congresso. Ecco perché è assurdo il clamore che ha suscitato una semplice comunicazione di un gruppo di ricercatori, in cui si afferma che il

digiuno intermittente (digiunando però più di 16 ore al giorno) sarebbe associato ad un aumento significativo della mortalità. Ancora più assurdo se andiamo ad analizzare il contenuto di questa scarna comunicazione. Prima di tutto, per ammissione stessa dei ricercatori, si parla di dati riportati dalle persone (quindi non controllati) e riguardanti soltanto 2 giorni. A questo va aggiunto che non c'è alcuna informazione circa il tipo di alimentazione: vuol dire che potremmo trovarci nella condizione di paragonare un salutista vegetariano che mangia frutta, verdura e legumi per 12 ore al giorno con una persona che salta tutti i pasti e mangia un paio di hamburger, patatine fritte, coca cola e gelato a fine giornata". Perché "anche l'orario in cui si consumano i pasti non è considerato" nello studio in questione, precisa l'immunologa, "nonostante sia chiarissimo che mangiare tardi la sera sia un fattore di rischio per il cuore e per la salute in generale e che il digiuno intermittente ha proprio lo scopo di portare ordine nello schema alimentare ed evitare di consumare cibo di notte”. Anche Viola osserva che “non sappiamo se e quali partecipanti allo studio fumavano, consumavano alcolici e in che quantità, se facevano attività fisica e di che tipo, se soffrivano di insonnia o riposavano bene, tutti fattori che hanno un impatto enorme sulla salute. La comunicazione in questione è quindi, al momento e in queste modalità, aria fritta".