Lunedì 29 Aprile 2024

Il Nord Italia spopolato dal ‘gelo demografico’: -2,3 milioni di residenti entro il 2040

Senza migrazioni e senza un’inversione nel trend delle nascite, si passerà dai 27,4 milioni di abitanti del 2023 a 25,1 milioni. Lo studio della Fondazione Nordest

Venezia, 6 aprile 2024 – Sempre meno bambini in Italia e soprattutto al Nord, dove senza migrazioni e senza un’inversione nel trend delle nascite, è attesa una ‘glaciazione’ demografica che entro il 2040, tra 17 anni, porterà un saldo negativo rispetto all’attuale di 2,3 milioni di residenti. 

Si passerà dai 27,4 milioni di abitanti del 2023 a 25,1 milioni.

È quanto afferma uno studio della Fondazione Nordest, partendo dal record negativo di natalità registrato nel 2023 nel Paese.  

Gli effetti più pesanti si vedranno in Lombardia (-673mila), Piemonte (-493mila) e Veneto (-387mila). Meno abitanti vorrà dire minore mercato interno, dunque più bassi consumi ma anche investimenti inferiori. 

Culle vuote
Culle vuote

"Nonostante gli allarmi lanciati e le discussioni avviate sulla denatalità nel nostro Paese, il Governo, nonostante mostri attenzione sul tema, manca di un progetto di promozione lungimirante sulla natalità e di azioni interconnesse”, ha detto Lidia Borzì, Consigliera di Presidenza Acli con delega alla Famiglia e agli Stili di vita, commentando i dati provvisori dell'Istat sulle nascite in Italia.

Per il decimo anno consecutivo, infatti, il numero di neonati continua a diminuire. Dal 2008, ultimo anno in cui si è assistito in Italia ad un aumento delle nascite, il calo è di 197mila unità (-34,2%). "Alcune misure del Governo sembrano addirittura cozzare contro l'obiettivo di invertire questa tendenza negativa andando a indebolire proprio le politiche di inclusione. Un esempio è la dichiarazione del ministro Valditara di porre un tetto alla presenza degli stranieri nelle classi, quando i dati ci mostrano come gli stranieri siano proprio uno dei pochi pilastri su cui ancora si regge la scarsa natalità del nostro Paese”, continua Borzì. “Iniziative isolate, come l'introduzione dell'Assegno unico, l'esonero contributivo biennale per le lavoratrici madri o altre forme di interventi spot, non sono sufficienti per affrontare efficacemente un problema che per natura richiede interventi strutturati su strategie a medio e lungo termine con un approccio multitasking, che si faccia carico di alcune questioni importanti, come la lotta al lavoro povero e le misure di agevolazione per l'acquisto di una casa”.