
Inchiesta su carcere di Catanzaro, arrestata ex direttrice (Ansa)
Roma, 15 febbraio 2024 – Droga, telefoni cellulari e sim card. Fermato il business del carcere di Catanzaro. A finire in manette anche l’ex direttrice del Caridi e alcuni agenti penitenziari. L’operazione, con 38 indagati, nelle province di Catanzaro e Cosenza e in altre località del territorio nazionale, è stata condotta dai carabinieri del Nucleo investigativo del comando provinciale di Catanzaro e del Nucleo investigativo centrale della polizia penitenziaria con il supporto dei militari della Legione Carabinieri Calabria e dei Nuclei investigativi regionali. Sul piano indiziario sarebbero emerse “reiterate condotte omissive e commissive, da parte di un direttore dell'amministrazione penitenziaria e di un funzionario della polizia penitenziaria per acquisire la benevolenza dei detenuti” evitando così “difficoltà di gestione dell'istituto carcerario e pregiudizi di carriera". L’accusa è di "concorso esterno rispetto ai sodalizi all'interno dell'istituto penitenziario".
Tra gli indiziati anche un altro operante della polizia penitenziaria che avrebbe “ricevuto compensi dai familiari dei detenuti, riconosciuti vicini a famiglie e clan della criminalità organizzata siciliana e campana, per introdurre pacchi contenenti beni vietati, in cambio promesse di utilità economiche" e accusato di concorso esterno in associazione di tipo mafioso.
Accuse sono state mosse per altri agenti di polizia penitenziaria riguardo ai controlli sui pacchi in ingresso nel carcere e all'appropriazione di derrate alimentari. Contestualmente è stato eseguito il sequestro preventivo, disposto dal gip, di carte prepagate che sarebbero state utilizzate da alcuni indagati per ricevere i proventi della vendita, o della cessione in uso, dei cellulari all'interno del carcere, nonché di una rivendita di tabacchi e di un negozio di telefonia gestiti da un imprenditore cosentino”.