Martedì 30 Aprile 2024

Calciatore morto dopo il malore. Il papà e il giallo del defibrillatore: "In campo nessuno sapeva usarlo"

Il genitore del 26enne denuncia: "Non c’erano il medico né l’ambulanza". Inchiesta per omicidio colposo

Calciatore morto dopo il malore. Il papà e il giallo del defibrillatore: "In campo nessuno sapeva usarlo"

Calciatore morto dopo il malore. Il papà e il giallo del defibrillatore: "In campo nessuno sapeva usarlo"

Si poteva salvare la vita di Mattia Giani? Una eventuale malattia sommersa poteva emergere dalle visite per l’abilitazione all’attività agonistica a cui si è sottoposto nella sua carriera? Sono le domande che ora si pone la procura di Firenze, dopo l’apertura di un fascicolo per omicidio colposo sulla morte del numero 7 del Castelfiorentino, società di Eccellenza toscana. Nella giornata di martedì, Sandro Giani, padre di Mattia e di Elia, fratello calciatore che milita nel Legnago, in serie C, si è presentato ai carabinieri di San Miniato (Pisa), dove vive la famiglia, per sporgere una denuncia. E subito i carabinieri, su disposizione della procura, hanno acquisito la sua testimonianza come persona informata sui fatti. "Procederemo per vie legali – ha detto – non per accanirsi sulla società o sul 118, non vogliamo questo, ma solo perché quanto accaduto a nostro figlio non accada ad altri ragazzi in futuro, lì non c’era né ambulanza né medico, solo i massaggiatori della squadra e il defibrillatore è arrivato in un secondo momento ma nessuno lo sapeva usare, è come se non ci fosse stato. Quando è arrivata la seconda ambulanza col medico, sono state tirate fuori tutte le apparecchiature, Mattia è stato defibrillato ma ormai troppo tardi". Il primo vero atto dell’inchiesta aperta dal pm Giuseppe Ledda sarà l’autopsia. Già oggi, il magistrato dovrebbe affidare l’incarico a un medico legale.

Nel frattempo sono stati interrotti gli accertamenti diagnostici che l’ospedale di Careggi – dove il calciatore classe 1998 è deceduto lunedì mattina – aveva disposto in autonomia. L’autopsia servirà a stabilire la causa e la tempistica del decesso. Ma potrebbe non bastare ad approfondire ad esempio le condizioni del cuore del calciatore e nei prossimi giorni è lecito attendersi ulteriori approfondimenti.

Perché l’inchiesta – al momento senza indagati – si concentrerà su due momenti: quello del malore, avvenuto in campo, e sulle prove da sforzo effettuate durante le visite mediche a cui il calciatore si era sottoposto, come d’obbligo, per ottenere l’abilitazione alla pratica a livello agonistico.

L’episodio che ha ucciso il trequartista è avvenuto dopo pochi minuti di gioco della partita che vedeva il Castelfiorentino impegnato in uno scontro salvezza in casa del Lanciotto di Campi Bisenzio. La squadra di casa, come da regolamento Figc per la categoria, è tenuta a mettere a disposizione un medico o un’ambulanza. Il medico però non era in distinta e il mezzo di soccorso non era presente al “Ballerini”, situato nel Comune che a novembre ha fatto i conti con il disastro dell’alluvione. Questo potrebbe costargli una sanzione. La partita verrà “completata“ mercoledì 24 aprile. Il girone A dell’Eccellenza questa domenica si ferma.

La procura potrebbe però concentrarsi sul defibrillatore, strumento obbligatorio per legge presso gli impianti sportivi dove, in concomitanza degli eventi, deve essere presente un abilitato alla sua conduzione. La magistratura intende verificare l’efficienza dello strumento, che è stato usato per soccorrere Giani colto, inizialmente, dalle convulsioni e in generale il rispetto delle normative relative alla sua applicazione. Ci sono infatti testimonianze discordanti: l’apparecchio non avrebbe dato “scariche“ ma questo potrebbe dipendere da diversi fattori, compreso lo stato del battito del cuore dell’atleta. Poi, come insegna anche l’esperienza del caso Astori – su cui ha indagato la medesima procura di Firenze – il pm ha dato disposizione di acquisire la storia clinico-sportiva del 26enne. Dentro i tracciati degli elettrocardiogrammi potrebbe esserci stato un campanello d’allarme. O forse Mattia, domenica scorsa, si è trovato di fronte l’unico avversario che non sapeva dribblare: il destino.