Bimba lasciata morire di stenti. La zia in aula con la foto di Diana: "Mia sorella la deve pagare"

Alessia Pifferi rischia l’ergastolo. A luglio 2022 la figlia, 18 mesi, rimase sola a casa per sei giorni. Madre e sorella della 37enne si costituiscono parte civile: "Nostra nipote non meritava questo".

Bimba lasciata morire di stenti  La zia in aula con la foto di Diana  "Mia sorella la deve pagare"

Bimba lasciata morire di stenti La zia in aula con la foto di Diana "Mia sorella la deve pagare"

Puntuale, alle 9.30, ricompare in aula, stavolta quella della Corte d’Assise per l’avvio del processo, Alessia Pifferi, la mamma di 37 anni, in carcere da luglio scorso, quando fu arrestata con l’accusa di aver lasciato morire di fame e di sete la sua bimba, la piccola Diana di 18 mesi.

Vestita di nero, capelli raccolti, rosetto rosso e sguardo basso, resta in primo banco, accanto al nuovo avvocato Alessia Pontenani che, da due giorni, ha sostituito il precedente Fausto Teti. Accenna uno sguardo alla sorella Viviana, unica della famiglia presente in aula, che non ricambia lo sguardo, ma si apre la giacca a mostrare alle telecamere la maglietta che indossa con la foto della piccola Diana.

Sarà solo un brevissima udienza tecnica di rinvio, per questo motivo la Pifferi resta eccezionalmente accanto all’avvocato, senza essere trasferita in manette nella cella predisposta per i detenuti nelle udienze dell’Assise. Pochi minuti in tutto davanti alla Corte presieduta da Ilio Mannucci Pacini che fissa nuova udienza perché il cambio di avvocato, il terzo in otto mesi, e la nuova nomina che risale a soli due giorni fa, ha impedito al legale di preparare la difesa. Si riparte da zero quindi, nuovo avvocato, nuova strategia e nuovo collegio giudicante. Mannucci Pacini ha rinviato tecnicamente per "delicatezza e complessità del procedimento", che richiede intanto una lettura dei fascicoli depositati da parte delle difese precedenti e la nomina di nuovi periti. L’avvocato Emanuele De Mitri che rappresenta la madre e la sorella di Alessia Pifferi, rispettivamente nonna e zia della bimba, ha annunciato la costituzione di parte civile contro la 37enne, scontata l’ammissione per le sue assistite che avverà, anche quella, nella prossima udienza.

All’uscita dall’aula è stata Viviana, la sorella di Alessia a chiedere una condanna esemplare: "Diana era una bimba bellissima, era un amore di bimba, non doveva morire così. Mia sorella deve pagare per quello che ha fatto. Non avrò pace fino a quando non avrà pagato". E ancora: "Oggi porto la foto di Diana sulla maglietta perché è il mio modo di farla vivere ancora. Diana è qui, nel mio cuore e nella mia testa". E a chi le ha chiesto come mai non si sia mai accorta che la sorella lasciava sola, in casa, una bimba di 18 mesi, ha preferito non rispondere se non con un lungo pianto. I pm Francesco De Tommasi e Rosaria Stagnaro hanno contestato nell’imputazione di omicidio volontario anche l’aggravante della premeditazione, oltre ai motivi futili e abietti. La piccola, scrivono i pm nelle carte in cui le contestano il dolo, venne lasciata "priva di assistenza e assolutamente incapace, per la tenerissima età, di badare a se stessa, senza acqua, né generi alimentari sufficienti. Venne altresì lasciata in condizioni di palese ed evidente pericolo per la sua vita, pure legato alle alte temperature del periodo".

Diana era rimasta sola, in un lettino da campeggio dentro un monolocale senza aria condizionata e con le finestre chiuse, all’interno della casa le temperature erano divenute soffocanti. "Tutto ciò causò nella minore - si legge ancora nelle carte della imputazione - una forte disidratazione che la portò alla morte". Dopo aver chiuso la porta di casa, la sua mamma se ne era andata dal compagno (non padre della bimba) in provincia di Bergamo. "Volevo essere sicura di avere costruito con il mio fidanzato un rapporto solido e quindi ho preferito non tornare a casa per i sette giorni in cui ero con lui, accettando il rischio che la mia bimba morisse di stenti", aveva raccontato ai pm in interrogatorio di garanzia, apparendo lucida e cosciente.

Ora la 37enne, in Assise, rischia l’ergastolo, (non ammesso il rito abbreviato, con sconto di un terzo della pena per gli omicidi aggravati). La nuova difesa potrebbe puntare su un’istanza di perizia psichiatrica per valutare un eventuale vizio di mente al momento dei fatti.

Si torna in aula l’8 maggio.