Martedì 23 Aprile 2024

Avanti Savoia, il principe nel pallone. Filiberto compra un’altra squadra

Dopo aver acquistato il club col nome della sua casata, diventa proprietario anche del Real Aversa. "L’obiettivo è sempre lo stesso: calcio come progetto formativo per togliere i ragazzi dalla strada"

Il principe Emanuele Filiberto di Savoia

Il principe Emanuele Filiberto di Savoia

Padrone di due squadre in pochi mesi: prima il Savoia, adesso il Real Agro Aversa. Il principe nel pallone, juventino senza macchia e senza paura, entra a gamba tesa nel mondo del calcio e ancora una volta non sbaglia nome. Il Pizzighettone avrebbe dato le stesse soddisfazioni, ma vuoi mettere: lo stemma di famiglia sulle magliette della prima, l’eco straborbonico di quel regno che non c’è sull’altra. Emanuele Filiberto di Savoia, figlio unico di Vittorio Emanuele, un giorno con il padre sognò di accaparrarsi addirittura il Napoli in serie B. Era prima del fallimento, chiedevano un sacco di soldi. Non se ne fece niente. Ma si sa, l’unico modo di vincere le tentazioni è cedervi.

E così la sua Casa Reale Holding, vedi il senso del marketing, ha fatto il bis. Dietro la presa del Savoia c’erano ragioni sentimentali e uno slogan nobile ("Diamo un calcio alla malavita") ma la visione resta la stessa anche per l’ultimo acquisto: "Dare maggior vigore al progetto di sviluppo nei nostri territori puntando sul calcio per la rilevanze sociale e formativa sui giovani". Togliere i ragazzi dalla strada, creare un’accademia per i ragazzi del Sud con borse di studio ai più meritevoli. Fra Don Ciotti e De Laurentiis. Dopo tutto il resto, che nel bene e nel male lo ha reso ridondante e simpatico.

Il coraggio e la voglia di sorprendere non sono mai mancati al ragazzo che fra il ’95 e il ’96 faceva l’ospite fisso dalla Svizzera di Quelli che il calcio in qualità di tifoso juventino in esilio. Ed era solo l’inizio. Nel 2002 sotto il governo Berlusconi vengono revocate le disposizioni transitorie e finali della Costituzione che vietano l’ingresso nel Paese agli eredi maschi di Casa Savoia, la sua famiglia può tornare in Italia e lui compare nel video pubblicitario di una marca di olive e sottaceti: "Uno spot solare, elegante e con un pizzico di ironia" si difendono i responsabili del marchio in mezzo alle polemiche.

Nel 2005 il principe si lancia in politica e crea l’associazione "Valori e Futuro", però papà viene coinvolto nell’inchiesta Savoiagate del pm John Woodcock e deve aspettare il 2010 per essere scagionato, cosa che non giova mai alle carriere pubbliche. Intanto si sposa a Roma in pompa magna con l’attrice francese Clotilde Courau, entra nella giuria del talent Il ballo delle debuttanti e ci prende talmente gusto da partecipare come concorrente alla quinta edizione di Ballando con le stelle, che vince. Fra un’attività di charity e l’altra lui non si annoia e noi nemmeno. Va a Sanremo, quello della Clerici, in trio con Pupo e il tenore Luca Canonici. Cantano "Italia amore mio": travolti dai fischi, sono i primi eliminati ma poi vengono ripescati dal televoto e arrivano secondi. Come non amarlo.

A Miss Italia con Milly Carlucci, naufrago nel 2011 all’Isola dei Famosi, impegnato a brandizzare i titoli di Casa Savoia per la produzione di capi di abbigliamento: felpe con la corona e lo stemma diviso dalla zip, sai che contentezza per i monarchici. Uno che le cose se non le ha va a prendersele, anche la corona virtuale. Nasce il marchio "Principe d’Italia", arrivano le magliette "Prince Tees" e la ristorazione on the road negli Stati Uniti del "Principe di Venezia", con i camion che offrono pasta fatta in casa. Meglio del barone di Münchhausen. E pazienza per le (dis)avventure politiche, l’impegno resta nel cuore.

Come il calcio, la cui colonizzazione partita dalle periferie vuole aiutare chi nel futuro ha scritto solo miseria e dolore. E poi dicono che i principi fanno la loro bella figura solo nelle favole.