Sabato 27 Luglio 2024
CRISTINA DEGLIESPOSTI
Cronaca

Alluvione in Emilia Romagna, le casse d’espansione? Da Piacenza a Rimini ne funzionano 12 su 23

Tra il 2015 e il 2022 la Regione ha speso 190 milioni di euro per i bacini. Nove opere in fase di costruzione, mentre due sono ancora da finanziare

Bologna, 18 maggio 2023 – Trecento millimetri di pioggia in 48 ore nelle zone più colpite. Ventidue fiumi in piena contemporaneamente, dei quali 21 esondati in un territorio vastissimo che va da Modena e Rimini. Frane registrate in ben 48 territori comunali. I numeri dell’alluvione bis – la seconda tra Emilia e Romagna in meno di quindici giorni – fanno paura come l’acqua caduta incessantemente da lunedì notte. E ripropongono gli interrogativi di sempre: le manutenzioni agli argini dei fiumi vengono fatte con regolarità? Bastano i 2-3 tagli all’anno previsti dalla Regione nei tratta soggetti a piena e a chiamata nei corsi minori? Ma soprattutto, si tratta di eventi eccezionali contro cui poco poteva essere fatto o si poteva investire di più, meglio o più in fretta? Ad oggi, di certo ci sono solo altri numeri.

Crollato il ponte della Motta che collegava Budrio con San Martino in Argine nella bassa bolognese (Ansa)
Crollato il ponte della Motta che collegava Budrio con San Martino in Argine nella bassa bolognese (Ansa)

Per la legislatura 2020-25 la Regione ha programmato interventi di sicurezza idrogeologica pari a 800.777.345,95 euro dei quali solo 38 milioni arrivano dal ministero dell’Ambiente, mentre 107 li mette viale Aldo Moro, 160 l’Europa e circa 500 lo Stato attraverso diversi fondi. Eppure, nonostante la cifra monstre impegnata per garantire la sicurezza del territorio (4.557 cantieri totali in Emilia-Romagna), l’esborso per i danni da maltempo in Regione continua a viaggiare su cifre comparabili: tra il 2019 e il 2023 la Protezione civile ha deliberato 243 milioni di euro di rimborsi per danni da calamità e altri 252 ne ha messi a disposizione lo Stato, tramite lo stesso dipartimento. Nell’elenco degli eventi coperti, un gran numero riguarda alluvioni, grandinate e fortunali, ma non mancano la siccità e (ancora) il sisma del 2012.

I conti, seppure della serva, sono impietosi: metà delle somme investite in opere per la sicurezza è come se venissero cancellate con un colpo di spugna a suon di danni. E anche di quelle opere cantierate, non sempre si riesce ad arrivare a una rapida realizzazione. Per vari motivi. Un esempio? Le cosiddette casse d’espansione dei fiumi, opere essenziali in caso di piena perché consentono di ’parcheggiare’ momentaneamente l’acqua fuori dal corso principale in momento di particolare portata.

Tra il 2015 e il 2022 la Regione Emilia-Romagna ha ricevuto e destinato oltre 190 milioni di euro per la realizzazione di 23 ’casse’. Ma di queste funzionano a regime solo 12; altre due funzionano in parte, compresa quella del Senio dove è in corso un esproprio. Nove attendono ancora la fine lavori (come quella nel Baganza, una vera e propria diga da 82 milioni di euro, oggi al 30% dello stato d’avanzamento), di cui due ancora da finanziare. Che siano essenziali lo dimostrano i dati del loro utilizzo: nell’alluvione del 2-3 maggio 2023 si sono riempite d’acqua quelle sul Samoggia, nel canale Navile, nel canale dei Mulini e nel Senio. E in quest’ultimo caso, sebbene sia solo parzialmente funzionante.

“Dove sono state previste (sulla base delle mappe del rischio stilate dall’Autorità di bacino, ndr ), i sistemi non sono entrati in crisi, il problema attuale è la numerosità dei corsi d’acqua in piena contemporaneamente", la vicepresidente dell’Emilia-Romagna Irene Priolo. La lista dei finanziatori di stralci di casse d’espansione è un’enciclopedia - dal ministero dell’Ambiente a quello dei Trasporti, dall’Aipo ai vari decreti legge, fondi Pnrr, piani straordinari e fondi regionali - ma mai nessuna copertura totale in grado di garantire un’opera dalla sua progettazione al collaudo finale.