Lunedì 29 Aprile 2024

Siamo tutti dei topolini

Cavie tutti i giorni. È questa la realtà di chi vive in aree industrializzate, orograficamente e meteorologicamente predisposte all’accumulo di inquinanti, come la Pianura padana. In totale sono sette milioni le persone esposte in Italia quasi un giorno su due a livelli nocivi. Secondo il rapporto Mal’Aria di Legambiente, nel 2017 in 39 capoluoghi di provincia italiani è stato superato, almeno in una stazione ufficiale di monitoraggio della qualità dell’aria, il limite annuale per le polveri sottili di 35 giorni. In 5 capoluoghi si sono sforati addirittura i 100 giorni all’anno. E sono 44 le città che hanno registrato il superamento del limite di 25 giorni nell’anno solare per quanto riguarda l’ozono. Sommando i giorni di mal’aria esce una classifica che vede Cremona prima con ben 178 giorni di inquinamento rilevato (105 per le polveri sottili e 73 per l’ozono) e poi Pavia con 167, Lodi, Mantova e Monza con 164 giorni, Asti 162, Milano 161. A questo si aggiungono le rilevazioni fatte da Greenpeace a Milano, Torino, Roma e Palermo che mostrano come davanti a 39 scuole su 40 testate si sforino i limiti del biossido d’azoto, inquinante classico del traffico, e in particolare del diesel. Che ci sia un problema, è indubbio. Che si sia fatto sinora poco, altrettanto. Il ministero dell’Ambiente ha siglato accordi di programma e protocolli d’intesa che però sono stati applicati solo parzialmente. Il problema è di scala: si fa, ma troppo poco. Serve un vero salto di qualità, scegliere una mobilità sostenibile, non più basata sui combustibili fossili. Promuovere edifici efficienti e non energivori. Servono massicci investimenti per il trasporto pubblico. Altrimenti gli inquinanti non caleranno. E noi continueremo ad essere cavie. Di massa.