A un convegno di Alis sul trasporto intermodale (quello che ha assicurato i rifornimenti durante il lockdown) ho avuto ampie conversazioni con tre amministratori che fanno mestieri diversi: il ministro dell’Università e della Ricerca, Gaetano Manfredi; il commissario della Protezione Civile , Domenico Arcuri e il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca. Tre persone navigate e con larghissima esperienza di pubblica amministrazione. Manfredi, ingegnere, è diventato ministro quando era presidente della Conferenza dei rettori. Vista l’università e la ricerca dall’altro lato del tavolo, ha capito a sue spese perché non funzionano le cose.
Ha trovato le lettere (in parte inevase) scritte al ministro precedente quando era rettore e ha constatato quanto fosse difficile rispondergli: “Basterebbe che facessimo come nelle principali nazioni europee, dove i controlli arrivano dopo e non prima. Così le procedure sono veloci e chi sbaglia subisce sanzioni pesanti”. (La ricerca italiana, punto di forza di ogni progresso, è finanziata con 8 miliardi. Adesso Manfredi ha avuto 1,4 miliardi in più. Va bene, ma vista la grande quantità di soldi in arrivo, speriamo che il governo aggiunga i 7 che ci mancano per stare alla pari con i principali paesi europei).
Domenico Arcuri è da molti anni il capo di Invitalia, l’agenzia che promuove gli investimenti. E’ stato nominato dal governo commissario della Protezione civile quando bisognava trovare mascherine e respiratori. Si è mosso con le regole dell’emergenza, senza gare d’appalto. “Avessi dovuto seguire le procedure ordinarie, saremmo morti tutti”. Confortante.
De Luca è quello che è. Crozza, il suo imitatore, al confronto è un dilettante. La sua dialettica ironica, paradossale e distruttiva vale uno spettacolo di prima serata. Avreste dovuto sentire i vincoli surreali con cui il ministero dell’Ambiente blocca per anni lavori per migliorare il traffico portuale a Napoli, Salerno e Castellammare di Stabia. Insomma non so con quale misurazione bisognerebbe garantire che un certo tipo di sabbia non venga turbato per più di cinque centimetri. Ma se certe norme e certe procedure sono autolesionistiche, i burocrati ci mettono del loro. D’altra parte quale potere avrebbe un usciere se lasciasse passare tutti? Queste riforme non costano nulla e potrebbero dare al Paese una spinta sorprendente. Ma non ci pare di averle viste nel pur lodevole decreto semplificazione. Ci siamo distratti?