Roma, 2 dicembre 2021 - Italia locomotiva della ripresa, europea e mondiale, che chiude il 2021 con una crescita Pil del 6,3 per cento. Gli analisti dell’Ocse, che vedono nero o almeno grigio per il resto del mondo, certificano invece per il nostro Paese un boom economico che non ha precedenti; a meno di non voler ricordare il miracolo degli anni Sessanta. Ancora una volta, è la piccola e media impresa manifatturiera a fare la differenza. Crescita che, è vero, è dovuta anche al rimbalzo post–Covid, condizione che però tutto il mondo ha attraversato. La sentenza dell’Ocse è netta: "Il problema strutturale in Italia è la crescita, ma l’attuale politica di governo lo sta affrontando nel modo giusto. Per la prima volta c’è una combinazione di forte sostegno pubblico all’economia e di riforme. È la situazione ideale", afferma la capoeconomista Laurence Boone. Nell’outlook di settembre, l’Ocse aveva previsto per l’Italia una crescita del 5,9% nel 2021 e del 4,1% nel 2022. Nel paragrafo dedicato all’Italia, si pronostica che la crescita tricolore resterà "robusta" durante l’orizzonte di previsione, nonostante sia fisiologico un rallentamento con la normalizzazione dell’attività e il graduale ritiro degli stimoli fiscali.
Investimenti privati e domanda interna sono confermati al traino, mentre l’attuazione delle riforme e gli incentivi agli investimenti sostengono la fiducia. Resta l’incognita Covid a fare da spada di Damocle per la ripresa non solo italiana ma globale. "Omicron potrebbe rappresentare una minaccia per la ripresa", avvisa la Boone. Ma i numeri per ora segnano il vantaggio dell’Italia. Quest’anno l’Organizzazione parigina indica un +6,3% del Pil italiano, contro il +5,9% che si stimava a settembre e il +6% indicato dal governo nella Nota di aggiornamento al Def. L’andamento previsto per l’Italia diminuirà progressivamente nel 2022 e nel 2023, con una crescita rispettiva del 4,6% e del 2,6%. Una curva fisiologica dovuta alla fine della fase di rimbalzo, su cui il ministro dell’Economia Daniele Franco ha rassicurato: nel primo trimestre del 2022 si recupererà del tutto il gap creatosi con la crisi della pandemia.
Mentre il sipario del 2021 non si è ancora chiuso, c’è chi intravede un risultato ancora migliore: "Il Pil italiano potrebbe arrivare nel 2021 al +6,5%. Basterebbe che la crescita del quarto trimestre dell’anno fosse di poco superiore all’1%", ipotizza Marco Fortis, docente di Economia Industriale all’Università Cattolica di Milano. Per Fortis "l’Italia da Cenerentola è diventata la prima della classe". E si rivela determinante, spiega, l’apporto delle Pmi manifatturiere, con un balzo a 68,2 punti a novembre: "Mentre quasi tutti gli altri Paesi subiscono un rallentamento del settore industriale, soprattutto per le carenze delle forniture internazionali, l’industria italiana si consolida per il rafforzamento degli ultimi 3-4 anni grazie a Industria 4.0 di cui oggi raccogliamo i frutti. Molto probabilmente, saremo in grado di proseguire nella crescita anche nel quarto trimestre".