"SIAMO E RESTIAMO un’azienda a carattere umano e questo costituisce la chiave del nostro successo". Il ceo di Industrie Chimiche Forestali, Guido Cami, non ha dubbi su quale sia il motore che alimenta la crescita continua del gruppo. "Grazie ai nostri valori e alla nostra etica – aggiunge – continuiamo, anno dopo anno, ad acquisire nuovi clienti".
È di questo mese l’acquisizione del ramo d’azienda di Tessitura Langè, perché avete portato avanti questa operazione?
"Tessitura Langè è una nostra fornitrice di cotone, in particolare per i rinforzi delle calzature e la pelletteria, da oltre 40 anni e da 80 è attiva sul mercato europeo con un’importantissima attività di finissaggio che nobilita il filato greggio".
Qual è il suo valore aggiunto?
"Ha sempre prediletto certificazioni di prim’ordine, legate all’uso di cotoni organici, provenienti da filiere etiche e anche riciclati. È una piccola boutique di nobilitazione dei tessuti che aggiunge un valore inestimabile ai prodotti di Forestali in termini di sostenibilità, perché permette di tracciare con chiarezza la filiera produttiva completa. Insomma, ha un universo valoriale ed etico che si sposa con il nostro. Inoltre è un’azienda al 100% made in Italy, dotata di impianti all’avanguardia e di una organizzazione flessibile ed efficiente pronta a rispondere alle richieste della clientela più esigente".
Il gruppo sembra ben avviato sulla strada della crescita, avete avuto anche momenti difficili?
"Il nostro fatturato, negli ultimi tre anni, dal 2020 al 2022, è sempre cresciuto. Nel 2022 i ricavi sono arrivati a circa 88 milioni di euro, un anno da record. Nel 2020 erano di circa 60 milioni e nel 2021 di 76. Io sono arrivato in azienda nel 2009 e, da allora, sono più che raddoppiati. Nonostante la guerra in Ucraina, la crescita dei costi energetici, i problemi logistici e la carenza di materie prime, siamo riusciti a migliorare i nostri risultati. Anche durante la pandemia siamo andati avanti inesorabilmente".
Quali tra questi ostacoli ha pesato di più?
"Tra il 2020 e il 2021 abbiamo avuto, come le altre imprese, un carosello di difficoltà che mai nessuno avrebbe immaginato. Io credo, però, ed è quello che provo a trasmettere ai miei colleghi, che quando sei in mezzo al mare è inutile piangere, bisogna cercare di risparmiare le forze e prendere il buono che tutti i giorni puoi trovare. Poi certo, ci auguriamo che la guerra finisca e la pace riporti lavoro per tutti e normalizzi i rapporti commerciali tra i Paesi ma, intanto, andiamo avanti".
Qual è l’identikit di Industrie chimiche forestali?
"È un’azienda giovane, umana, innovativa e sostenibile. I dipendenti hanno un’età media di 43 anni e circa la metà sono donne. Dopo le ultime acquisizioni siamo un gruppo di 165 persone, di cui 25 si dedicano esclusivamente a ricerca e sviluppo. È un’azienda a carattere umano anche se si è quotata. Molte delle dipendenti sono mamme e mettiamo in campo politiche che possano agevolarle attraverso, ad esempio, la flessibilità degli orari e lo smartworking che, dalla pandemia in poi, non abbiamo mai interrotto. Siamo una famiglia allargata di persone che lavorano insieme".
Come sono cambiati i trend di acquisto nel tempo?
"Un particolare di cui mi sono reso conto in modo netto è che più andiamo avanti e meno i clienti sono capaci di programmare. Fanno molta fatica a fare previsioni o comunque ragionano con un orizzonte corto. Questo rende ancora più importante essere flessibili, veloci, reattivi e capaci di soddisfare i clienti: è il nostro valore aggiunto".
Assistiamo a difficoltà dell’industria a causa della scarsa reperibilità di semiconduttori. Come si riflette sulla vostra azienda?
"Ci colpisce sul versante dell’automotive, settore per il quale produciamo diversi articoli. Nel 2018, le autovetture prodotte nel mondo erano 90 milioni, nel 2022 erano scese a 70 milioni. Significa una fetta del 25% di mercato in meno. Tutti coloro che lavorano nell’automotive hanno perso profitti, ma il fatto che investiamo in settori diversi ci mette al riparo da crolli importanti. Quando un comparto è in crisi, infatti, fortunatamente crescono gli altri: è quello che è successo con le calzature sportive e di lusso".
È ottimista rispetto al medio periodo?
"Sì. Il costo dell’energia e del gas è già sceso rispetto ai picchi di settembre-ottobre e le materie prime ora sono più disponibili rispetto a un anno e mezzo fa. Questo fa sì che il loro costo cali perché la legge della domanda e dell’offerta funziona sempre".
Quali sono le problematiche maggiori dei prossimi mesi?
"A causa dell’aumento dell’inflazione, il potere d’acquisto delle persone è sceso e c’è meno propensione a comprare. In più, il costo del denaro è aumentato. Infine, molte aziende, per paura di rimanere senza materiali, nel periodo scorso hanno ordinato un po’ di più del necessario, quindi rallenteranno il ritmo degli acquisti. Con queste premesse, è prevedibile che nei prossimi mesi ci sarà un momento di assestamento. Dopo speriamo che la situazione si normalizzi".
Producete solo in Italia e valorizzate il made in Italy, ma c’è qualcosa che manca in questo Paese?
"Sono un grande estimatore delle aziende italiane, credo, però, che purtroppo il nostro Paese non dedichi abbastanza risorse e tempo a sostenerle. Noi vogliamo continuare a produrre in Italia e siamo davvero bravi dal punto di vista etico e industriale, come molte altre aziende, peccato che chi ci amministra non la pensi così. Noi, però, non molliamo e non ci arrendiamo".