NEL PAESE in cui sia il premier sia il capo dell’opposizione sono donne, ci mancherebbe meravigliarsi se una multinazionale americana affida la direzione del suo principale polo produttivo a una dottoressa in chimica farmaceutica. Rossella Bruni, 49 anni, è la numero uno dello stabilimento Pfizer di Ascoli Piceno, dove si produce per tutto il mondo il Paxlovid, farmaco antivirale orale contro il Covid-19, il Sunitinib maleato, farmaco oncologico per il trattamento di tumori gastrointestinali e del rene, oltre a numerosi altri prodotti solidi orali. La sua è una vicenda di leadership al femminile che si sviluppa tutta all’interno dell’azienda in cui arrivò nel 2000, stagista neolaureata, e in cui ha assunto via via ruoli con professionalità e responsabilità crescenti. Fino a diventare, nel maggio 2022, site leader, incarnando alla perfezione la mission di un Gruppo che ha nel proprio Dna l’attenzione a diversità, equità e inclusione. "Tutto questo – spiega – si traduce nello sviluppo di una cultura aziendale allineata a questi principi. Il valore delle diversità, ad esempio, si rileva nelle nostre strategie di recruiting e di sviluppo di carriera, con obiettivi specifici come quello di garantire almeno il 50% di donne in caso di nuove assunzioni, opportunità di esperienze trasversali e mentorship con attenzione alla parità di genere e programmi dedicati ai rifugiati. Sosteniamo un progetto di collaborazione con le scuole per favorire l’interesse delle ragazze verso ambiti professionali considerati tradizionalmente maschili, portando la testimonianza delle donne che in azienda occupano ruoli di responsabilità in tutte le funzioni. Supportiamo inoltre iniziative per valorizzare le disabilità rispetto alle opportunità di impiego in azienda. Infine, il 9 marzo ho firmato una convenzione con il Comune di Ascoli che prevede l’inserimento al lavoro di donne in grave stato di disagio e fragilità".
Perché Pfizer ha scelto di puntare sull’Italia e su Ascoli?
"Perché l’Italia rappresenta un mercato importante per il proprio business, per il contenuto tecnologico del sito di Ascoli e il suo know how, l’elevata professionalità delle oltre 900 persone che ci lavorano, la capacità dimostrata negli anni di garantire in maniera estremamente affidabile la fornitura di farmaci in tutto il mondo, gli elevati standard di qualità, di sicurezza e di attenzione per l’ambiente".
A questo proposito, qual è la vostra strategia in termini di sostenibilità ambientale?
"La sostenibilità ambientale è uno dei punti fermi di Pfizer, che ha l’obiettivo di diventare ‘carbon free’ entro il 2030, attraverso la riduzione del consumo di energia, il recupero e la riduzione dei rifiuti, la salvaguardia di acqua, aria e suolo e la sensibilizzazione di dipendenti e fornitori. Nel sito di Ascoli, dove il 75% dell’energia che consumiamo è autoprodotta, abbiamo attivato progetti di sviluppo sostenibile che operano sul recupero dell’energia, sull’utilizzo di fonti rinnovabili e sull’efficientamento energetico. Il risultato di queste azioni si legge nei numeri: si risparmiano circa 4.000 tonnellate di CO2 ogni anno. In pratica è come se l’impianto di Ascoli fornisse elettricità pulita, tutto l’anno, a 180 famiglie. Oppure come se ogni giorno fossero rimosse 2.000 auto che girano in città".
Qual è il valore aggiunto di Ascoli nel vostro prodotto?
"Anzitutto le persone. Qui le risorse le costruiamo, le formiamo, per questo la nostra forza è nel territorio. La maggior parte dell’indotto e dei colleghi con cui lavoriamo è parte del territorio, siamo come una famiglia. Lo dimostra il fatto che da noi l’indice di retention, cioè la capacità di una società di trattenere talenti e competenze, è molto alto. Il più alto fra tutti gli stabilimenti europei di Pfizer. Ed è proprio frutto di questo radicamento nel territorio che genera un mutuo attaccamento".
Sono previsti investimenti da parte di Pfizer sull’Italia e sul sito di Ascoli in particolare?
"A partire dal 2010 il Gruppo ha investito circa 16 milioni di dollari all’anno per nuovi impianti nello stabilimento di Ascoli. Poi, nel 2022, c’è stato il boom: 40 milioni di dollari di investimenti legati al lancio del Paxlovid, un farmaco innovativo e di rilevanza mondiale, e altri 30 milioni sono previsti per il 2023. Si tratta di risorse rilevanti, soprattutto se si pensa che il 60% di esse restano sul territorio nazionale sotto forma di commesse ad aziende italiane".
Numeri importanti, però ovviamente gonfiati dalla pandemia. Ma quando il Covid sarà stato definitivamente sconfitto, quale sarà l’impatto sulla vostra produzione?
"Premesso che tutti ci auguriamo che la pandemia finisca nel minor tempo possibile, posso assicurare che noi siamo pronti a gestire una flessione. Però contiamo sul fatto che Pfizer ha un portafoglio ricco di prodotti e noi abbiamo dimostrato di avere le competenze e la tecnologia per gestire il lancio di un prodotto così importante come il Paxlovid e di farlo nei tempi e nelle quantità richieste. I picchi di questi ultimi anni ci hanno fatto guadagnare una credibilità che è spendibile nel futuro e sono sicura che avremo nuove opportunità".
Cosa rappresenta l’Italia per il Gruppo Pfizer e cosa pensa il management degli italiani?
"L’Italia è una parte importante di Pfizer e dà un contributo decisivo non solo al fatturato ma anche al valore della diversità culturale nel quale il Gruppo crede fortemente. Abbiamo manager italiani che sono ai vertici di siti sparsi per il mondo e, sul nostro territorio, uno dei due maggiori stabilimenti mondiali di solidi orali. Ciò rappresenta di per sé il modo migliore per celebrare i 50 anni dello stabilimento di Ascoli, il nostro impegno verso la comunità mondiale e la nostra missione concentrata sui pazienti e sui colleghi al servizio dei pazienti, nella volontà di lasciare un’eredità per le generazioni che verranno dopo di noi".