Giovedì 2 Maggio 2024

Un piccolo Barack

PUTIN AMMONISCE Obama: attento, bombardare la Siria senza il consenso di Damasco e senza autorizzazione dell’Onu, sarebbe un’aggressione. È difficile dargli torto, anche se in fatto di aggressione, dopo l’Ucraina, dovrebbe essere l’ultimo a parlare. Piaccia o non piaccia la Siria rimane un Paese sovrano. Ma il punto non è questo. Alla fine forse un accordo sarà trovato, perché paradossalmente oggi il presidente russo, quello siriano, suo alleato, e quello americano che del secondo chiedeva la cacciata, si ritrovano dalla stessa parte. L’Isis dei tagliagola è una minaccia per il mondo intero. Per la Russia, per l’Europa, per l’America, persino per l’Iran degli ayatollah. È figlio di Al Qaeda, ma le sue ambizioni sono epocali: non più e non solo attentati, come quelli che tredici anni fa, misero in ginocchio l’occidente, ma una vera e propria guerra di conquista che lo radichi sui territori strappati a Siria e Iraq, con una bandiera, un esercito, una struttura statale. Il suo modello è il Califfato. Il suo obiettivo la sconfitta degli infedeli cristiani, che già nel Medioevo la scongiurarono. IL PUNTO è un altro: come difenderci ora, 1282 anni dopo Poitiers? Mercoledì sera Obama ha parlato alla nazione. Era ora. Dopo gli errori ormai noti (Isis non sarebbe in Iraq se non avesse ritirato le truppe e avesse armato la resistenza siriana moderata), ha usato i toni dell’emergenza. Ma la strategia esposta denuncia l’abituale mancanza di leadership. È timida, limitata, reticente. Colpire con i bombardieri? Possibile su colonne in movimento. Impossibile se nascoste nei centri abitati. E i droni? Utili in operazioni mirate. Non in una guerra. Una guerra vera e propria — la storia insegna — non può essere vinta dalla sola arma aerea. Pensate alla Libia e al disastroso dopo Gheddafi. Anche a Bengasi c’è un Califfato. Conclusione: prima o poi ci vorranno boots on the ground, stivali americani (ed europei) sul terreno. Molti di più dei 475 soldati che partiranno per Bagdad (mille in tutto alla fine). Obama lo esclude. Per le forze di terra si affida ai Paesi arabi. Ma avete mai visto i Paesi arabi, con la sola eccezione dell’Egitto dei generali, combattere il radicalismo musulmano? Alcuni anzi, come il Qatar, lo finanziano.