Domenica 28 Aprile 2024

Per Parigi ora l'Italia è un modello: "La Ue segua l'esempio di Renzi"

Il ministro degli Esteri francese loda Roma: patto contro la Merkel. Hollande: "La Germania non decide da sola, agirò contro Renzi"

Matteo Renzi con Francois Hollande (Ansa)

Matteo Renzi con Francois Hollande (Ansa)

Ettore Maria Colombo

ROMA, 24 agosto 2014 - IN UN’INTERVISTA dai toni molto duri nei confronti della Germania e della politica di rigore, il francese Arnaud Montebourg afferma che, sui conti pubblici e le misure per la crescita, «sarebbe ottimo se tutti i Paesi europei facessero quello che ha cominciato a fare Matteo Renzi in Italia».  Il ministro dell’Economia degli — un tempo odiati e, peraltro, piacevolmente ricambiati — cugini d’Oltralpe, si schiera dunque dalla parte dell’Italia e di Renzi. L’asse Parigi-Roma è pertanto solido e intende dare filo da torcere agli ‘austeri’ tedeschi. Stessi concetti aveva espresso il capo dello Stato francese, il socialista Francois Hollande, via Le Monde: «Non decide la Germania da sola. Serve più flessibilità nelle regole della Ue. Agirò con Renzi e con gli altri leader». 

CERTO, la Francia non è un alunno modello della Ue, ma proprio la prossima settimana si terrà, a Parigi, una riunione di tutti i partiti socialisti e socialdemocratici dell’Unione a 28 per preparare il cruciale vertice dei capi di Stato e di governo della Ue del 30 agosto. E il Pd, con il suo 40%, è il partito più forte dentro il Pse.  Un vertice, quello di fine agosto, cui l’Italia, come la Francia, è attesa ‘al varco’ in un mix di diffidenza e preoccupazioni che intrecciano la Commissione Ue, la ‘solita’ Germania della cancelliera Merkel e ovviamente la Bce del severo controllore dei ‘conti’ Ue, Mario Draghi, ma che potrebbe vedere proprio l’asse Parigi-Roma prendersi la scena e, forse, vincere. Del resto, l’Italia è in posizione sempre più cruciale anche nello scacchiere internazionale.  I rapporti con Obama, che Renzi coltiva da tempo, da prima che diventasse leader del Pd, sono ottimi. E se è vero che l’Italia non è ancora riuscita a ‘imporre’ la candidatura del nostro ministro degli Esteri, Federica Mogherini, al ruolo di ‘missis Pesc’, è pur vero che, nel ginepraio mediorientale (e, anche, mediterraneo), il nostro Paese sta ritrovando ruolo e centralità grazie proprio all’attivismo di due ministre donne, Mogherini e Pinotti (Difesa). Renzi ha premuto per stanziare armi e aiuti ai peshmerga curdi e all’Iraq ed è stato l’unico leader che è volato di persona in quei luoghi dove infuria la terribile guerra contro l’Isis mentre, grazie all’intesa cordiale con l’Egitto, l’Italia preme per una ‘vera’ tregua a Gaza. 

Insomma, siamo vicini a un’Italia che torna a sedersi nel consesso delle grandi potenze europee non come ‘staterello’ in perenne crisi o ridicolizzato, come avvenne nel 2011 con i ‘sorrisini’ anti-Cavaliere di Merkel-Sarkozy? Si vedrà. Renzi forse esagera affermando che «sono certo che l’Italia, grazie alle straordinarie qualità dei suoi cittadini, tornerà ad essere la guida, non il problema, dell’Europa», ma da alcuni mesi a questa parte, non siamo più solo «un’espressione geografica», come sostenne il cancelliere austriaco Metternich.