Giovedì 16 Maggio 2024
GIAMPAOLO PIOLI
Esteri

Putin convitato di pietra al G20

Il ghiaccio rotto a Pechino tra Usa e Russia, sembra tornato gelo intenso nella tiepida Australia. Se sui confini del Messico hanno volato i bombardieri strategici di Mosca pochi giorni fa, a Brisbane, l’invitato scomodo Vladimir Putin ha scelto addirittura una portaerei nucleare per "farsi proteggere" in occasione del G20. Se a Pechino era sembrato che fra lui e Obama fosse iniziato il disgelo, con tre mini faccia a faccia in una sola giornata, nell’accogliente angolo australiano è tornata in fretta una temperatura polare irrigidita dalla crescente tensione per la crisi in Ucraina. Il bottone del reset fra Casa Bianca e Cremlino sembra nuovamente incagliato e Putin, messo nell’angolo dai leader occidentali, non indietreggia ma non fa nuove minacce.

Quando il premier canadese nello stringergli la mano gli dice a bruciapelo "Vattene dall’Ucraina", Vladirmir risponde: "No perché noi non ci siamo". E’ il segnale che la prova di forza continua mentre i russi anche negli incontri bilaterali del G20 contiuano a parlare di sanzioni ingiuste che però non verranno alleviate ma nemmeno aumentate per il momento. Ma Obama parlando all’università di Brisbane ha accusato apertamente Putin e la Russia di aver aggredito l’Ucraina dell’est dopo l’annessione della Crimea provocando una "minaccia internazionale". Per ora parole e muscoli si mischiano. I bombardieri russi e quelli della Nato che sorvolano il Baltico altrettanto minacciosi hanno la sicura sui missili, ma dopo l’abbattimento dell’aereo civile sui cieli di Kiev da parte della contraerea ribelle operata dai russi, tutti temono che un altro incidente frutto di provocazioni incrociate potrebbe far sfuggire la situazione di mano.

Certo il G20 è chiamato a discutere di ripresa economica e sicurezza ambientale, di clima e sviluppo, ma con Putin al grande tavolo rotondo ha finito per essere l’Ucraina il tema dominante e dirompente mettendo in parte in secondo piano anche la lotta all’Isis in Iraq e Siria sulla quale all’apparenza tutti concordano. Con le navi russe sempre più vicine alle coste atlantiche e l’intenzione di mantenere un’alta vigilanza anche su quelle del Pacifico, Putin vede il suo ruolo in Australia non come quello del grande accusato ma del riequilibratore che vuole influire rilanciando il ruolo di Mosca come superpotenza dalla quale non si può prescindere. E non è un caso se gli specialisti russi si lasciano sfuggire che mentre la Nato cerca di rafforzarsi ai confini del Baltico e in Polonia, il Cremlino ha già avviato impegnative discussioni per aprire basi militari a Cuba, in Nicaragua e Venezuela. E’ un summit in salita, ma spesso dalle situazioni tese escono i compromessi migliori. E il fatto che Putin, isolato da molti e sotto accusa, non abbia lasciato il vertice ma continui a negoziare è solo un buon segnale.