Domenica 5 Maggio 2024

Incontro Renzi-Prodi a Bologna, tra frecciatine e 'benedizioni'

Prodi: "Rottamare è un termine che non mi è mai piaciuto". Il segretario Pd: "Romano, da te non me lo sarei mai aspettato"

Matteo Renzi e Romano Prodi alla John Hopkins (Ansa)

Matteo Renzi e Romano Prodi alla John Hopkins (Ansa)

Bologna, 12 maggio 2017 -  Matteo Renzi fa capolino nella sala preparata con rigore alla Johns Hopkins di Bologna quando Romano Prodi è già seduto e sta rispondendo ai giornalisti assieme al politologo francese Marc Lazar. Il leader del Pd va a dare la mano al Professore. Saluto veloce, formale. Poi si accomoda. "Mi sono seduto alla sua sinistra", farà notare subito dopo con un ghigno autoironico, a chi gli chiede che effetto gli aveva fatto risedersi accanto a Prodi.

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L'attesa era tutta per loro. Renzi e Prodi. L'ultimo faccia a faccia ufficiale fu a Palazzo Chigi nel dicembre 2014, dopo un'infuocata assemblea Pd, con la corsa al dopo Napolitano già avviata e il 'tradimento' dei 101 franchi tiratori contro il Prof una ferita del recente passato. 'Tra noi i rapporti sono rarissimi' chiarí una volta il fondatore dell'Ulivo. Anche se la prodiana Sandra Zampa, che osserva da vicino la stretta di mano alla Johns Hopkins, getta acqua sul fuoco: "Ma i due si sentono spesso".

Grandi temi come il futuro dell'Europa, la Francia macroniana, le sfide italiane mettono a sedere l'uno accanto all'altro i due ex premier, in questo dibattito organizzato dal centro studi bolognese Nomisma, una creatura del Professore. Lazar, sociologo politico francese esperto di sinistra, si intrattiene a lungo con Prodi. Spiega che l'Italia sí, può essere considerata un po' più instabile, se si considerano le incognite legate alla legge elettorale  e quindi, alla data del voto incerta, ma che "non bisogna dare per scontato che ora la Francia sia più stabile perché al nuovo presidente Macron manca ancora la prova delle legislative". Sul tema legge elettorale, dal canto suo, Renzi assicura che  il "Pd è unito" e ha come obiettivo "di consentire un sistema che permetta la governabilità". Poi aggiunge: "E' chiaro che da soli non abbiamo i numeri e di conseguenza molto dipendenderà da quello che vorranno fare anche gli altri".

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Sia Prodi sia Lazar fanno ragionare gli studenti Johns Hopkins - che prendono appunti senza sosta - sulle tante novità del nuovo inquilino dell'Eliseo. Il contrasto tra le idee economiche liberali ma alla francese (cioè con lo stato sempre attivo) e le politiche sociali e migratorie che strizzano l'occhio più alla sinistra, oltre al grande dilemma della riforma del lavoro. Una scommessa questa che, dice Lazar, accomuna, Macron al Jobs act di Renzi.

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Il padre dell'Ulilvo su cui Renzi ha sempre detto che non bisogna farne un "santino" ed ex presidente della Commissione Ue, però, è tornato attivo, anzi attivissimo sulla scena politica italiana. Il segretario del Pd evidenzia i cortocircuiti del governo Gentiloni? Prodi si spende per dimostrare che sarebbe meglio che la legislatura arrivasse fino alla fine. E, ieri, a chi gli chiedeva del Pdr, il cosiddetto partito di Renzi, ha ripetuto più volte che "fortunatamente - sottolineando fortunatamente - il Partito democratico si chiama ancora cosí". 

Inevitabile, poi, che il dibattito moderato da Andrea Goldstein (Nomisma) e introdotto da Michael Plummer (Johns Hopkins) si concentri anche sul destino economico dell'Italia, appena confermata Paese fanalino di coda nella Ue per la crescita. Il Pil si attesterà su livelli non più alti dell'1% anche nel 2017 e nel 2018. Per Renzi, comunque, il risultato francese può aiutare l'Italia "perché noi abbiamo biosgno di loro come Parigi ha bisogno di noi" nella partita che si gioca a Bruxelles sulla flessibilità. 

IL MATCH - "In italia c'è un solo problema, si chiama burocrazia - si intromette Prodi -  Nessuno capisce più come vengono prese le decisioni. L'Italia, è diversa dalla Francia, quindi servono ricette diverse. Quando fanno il paragone tra Roma e Parigi, non dico tra Renzi e Macron, io dico che non si può dare la stessa medicina". Renzi si scalda. Parla delle cose che si dovrebbero rottamare. Il Prof: "Rottamare è un termine - dice guardando Renzi - che non mi è mai piaciuto". E il leader del Pd: "Romano, da te non me lo sarei aspettato". Il moderatore: "Volevate il match? Eccolo". Disgelo?   

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