Venerdì 3 Maggio 2024

Madia gela gli statali: "Non ci sono risorse, blocco degli stipendi anche nel 2015". Ocse: precario un giovane su 2

Allarme Cgil per i dipendenti pubblici: "Così la perdita dei salari sale a 4.800 euro. Pronti alla mobilitazione"

Marianna  Madia, ministro per la Pubblica Amministrazione (Imagoeconomica)

Marianna Madia, ministro per la Pubblica Amministrazione (Imagoeconomica)

Roma, 3 settembre 2014 - Il blocco dei contratti degli statali sarà confermato anche per il 2015 con la prossima legge di stabilità. Lo ha annunciato il ministro della Pubblica amministrazione, Marianna Madia, a margine dei lavori della commissione Affari costituzionali del Senato sul ddl delega P.A.. Madia ha spiegato che "in questo momento di crisi le risorse per sbloccare i contratti non ci sono", ma ha confermato che la decisione è quella di partire aiutando le fasce più deboli con il bonus da 80 euro. "In questa situazione di crisi - ha spiegato il ministro - in cui il governo è impegnato a tirar fuori il Paese dalla crisi prima di tutto è con chi ha più bisogno, quindi confermiamo gli 80 euro che vengono destinati anche ai dipendenti pubblici. In questo momento le risorse per sbloccare i contratti non ci sono perché l'Italia è ancora in una situazione di difficoltà economica". "I contratti sono bloccati da quando è iniziata la crisi - ha aggiunto Madia - tutti insieme, governo e parti sociali, adesso dobbiamo portare il Paese fuori dalla crisi. I dati dell'economia li abbiamo visti, in una situazione di crisi la cosa importante è l'alleanza con chi ha più bisogno".

CGIL: PERDITA SALARI A 4.800 EURO - I dipendenti pubblici perderanno in media, a causa del blocco dei contratti, se esteso fino al 2015, 4.800 euro, 600 dei quali nel prossimo anno. E' quanto calcola il responsabile dei Settori pubblici della Cgil, Michele Gentile, commentando l'annuncio del ministro Pa Marianna Madia. Fino al 2014 i mancati aumenti valgono i 4.200 euro. "Se il Governo Renzi pensa di umiliare ulteriormente i dipendenti pubblici" allora "la nostra risposta non potrà essere che la mobilitazione". Così Rossana Dettori, segretario generale Fp-Cgil, che giudica "intollerabile" la "prosecuzione del blocco della contrattazione". E "senza un passo indietro del Governo", avverte, "torneremo nelle piazze".

OCSE, DISOCCUPAZIONE - Nel 2014 l'Italia è salita dal sesto al quinto posto della classifica dei paesi Ocse con il tasso di disoccupazione più elevato, pari al 12,6%. Secondo l'Employment Outlook 2014 dell'Ocse, particolarmente grave è la situazione dei giovani: al 40% sono senza lavoro e il 52,5% ha un posto precario. L'Italia è quinta dietro la Grecia (26,8%), la Spagna (25,1%), il Portogallo (14,3%) e la Slovacchia (13,9%).

IL MINISTRO - Il ministro del Lavoro Giuliano Poletti rassicura: "Il Governo conosce bene la drammatica situazione dell'occupazione nel Paese", ma la delega all'esame del Parlamento punta a creare un mercato del lavoro ''più equo e inclusivo''. Per Poletti finora "hanno prevalso gli scontri ideologici a scapito di scelte pragmatiche in linea con gli altri paesi europei".

I NUMERI - Rispetto all'edizione 2013 del rapporto, quando il tasso di disoccupazione in Italia era stato stimato all'11,9%, il nostro paese ha perso una posizione a favore dell'Irlanda, dove il tasso di disoccupazione è sceso dal 14,5% al 12%. Non solo, l'Italia è anche l'unico paese tra i primi cinque in classifica dove la disoccupazione rispetto all'anno scorso è aumentata. Secondo le stime Ocse, il tasso è destinato a salire al 12,9% nel quarto trimestre del 2014 dal 12,6% dell'analogo periodo del 2013, per poi scendere al 12,2% nel quarto trimestre 2015. Il Pil sarà in crescita dello 0,5% quest'anno e dell'1,1% nel 2015.

I GIOVANI - Quanto ai giovani, i senza lavoro erano il 40% nel 2013, una percentuale doppia rispetto al 2007 (20,3%) ed il 52,5% degli under 25 anni era precario. La percentuale di precari è leggermente diminuita rispetto al 2012 quando era il 52,9%, ma ha guadagnato quasi 10 punti rispetto al 2007 (quando era 42,3%) ed è quasi raddoppiato rispetto al 2000 (26,2%). L' Ocse rivela poi che l'Italia è il quarto paese dell'area per diffusione di 'false partite Iva', ovvero, lavoratori che sulla carta sono liberi professionisti ma di fatto offrono prestazioni subordinate. I 'Dependent selfemployed workers' (Dsew), come vengono definiti nel rapporto, in Italia costituiscono il 3,2% circa dei lavoratori dipendenti nei settori dell'industria e dei servizi, una percentuale superata (di pochi decimi di punto) solo da Repubblica Ceca, Slovacchia e Grecia.

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro