Giovedì 25 Aprile 2024

L'Europa impotente

di Andrea Cangini

Andrea Cangini

Andrea Cangini

L’EUROPA è un’espressione geografica evidentemente priva di sostanza politica. Un’idea astratta, un sogno. 
 
MA MENTRE noi ‘europei’ sogniamo e trasognati mettiamo in scena la finzione di un governo comune accapigliandoci sui nomi di questo o quel ‘commissario’, attorno a noi fioriscono conflitti tutt’altro che onirici. E sono risvegli bruschi, accompagnati da un profondo senso di impotenza. E’ accaduto ieri con la notizia dell’abbattimento del boeing malese sui cieli ucraini operato, pare, dalle milizie filorusse. E’ accaduto il giorno precedente con la notizia dei bambini palestinesi uccisi sulla spiaggia di Gaza da un missile israeliano. Due errori, ma anche due campanelli d’allarme. Le campane che suonano a morto interrogano infatti la politica europea e ne rivelano l’inconcludenza. Alle porte di casa divampa il conflitto tra russi e ucraini e sale di intensità quello tra israeliani e palestinesi. Della crisi siriana ci siamo dimenticati, della deriva fondamentalista irachena e delle sue ripercussioni sul vicino Iran faremmo bene a ricordarci. E cosa fa l’Europa? Dibatte attorno al nome di Federica Mogherini come possibile Alto rappresentante di una politica estera europea che, in assenza un’unità politica tra gli stati membri, non c’è né potrà esserci. Osservava il giurista Carl Schmitt che i grandi spazi richiedono grandi potenze che vi mettano ordine. L’alternativa è il caos. Ecco, siamo al caos. Il ruolo di gendarme planetario esercitato durante la Guerra Fredda dagli Stati Uniti è venuto meno con la caduta del Muro di Berlino, e l’inettitudine di Obama sulla scena internazionale ha contribuito ad ufficializzare il fatto, sia pure con 25 anni di ritardo. I buoni sentimenti non fanno una buona politica. Ed è in nome dei buoni sentimenti che l’Occidente plaude alle «democrazie arabe» foriere di nuovi ma ingestibili autoritarismi e ama indignarsi di fronte alla politica egemonica di Mosca, impedendo così che le guerre più o meno convenzionali nei grandi spazi ex sovietici si concludano e un nuovo ordine si affermi in tempi rapidi. Ma, a fronte dell’inerzia americana e dell’inconcludenza europea, quali sarebbero le alternative? Nei giorni scorsi, il capo dello Stato Giorgio Napolitano ha auspicato che il semestre di presidenza italiana dell’Ue «costruisca anche una prospettiva di stabilizzazione e pacificazione a Est e a Sud dell’Europa». Parole sante, ma fondate su un assunto astratto: che l’Europa, cioè, esista, abbia un’identità e sia capace di fare politica. Una politica, orribile a dirsi, «di potenza».
 
di Andrea Cangini