Sabato 18 Maggio 2024

Havana Melody, la vita riparte da qui

Presentato a Pavia il romanzo di Chiara Bettelli Lelio edito da AltroMondo. Amore e spirito di avventura in un testo scorrevole che si legge tutto d'un fiato, come inseguendo i pensieri della mente

Un particolare della copertina del libro Havana Melody e l'autrice, Chiara Bettelli Lelio

Un particolare della copertina del libro Havana Melody e l'autrice, Chiara Bettelli Lelio

Pavia, 23 ottobre 2015 - Una narrazione dove l’amore prevale sul dramma, una bella storia di sentimenti, avventure e insegnamenti, che si snoda tra le città di Milano, Roma, l'isola di Cuba e il Brasile. Presentato a Pavia presso la Nuova Libreria il Delfino, il romanzo Havana Melody di Chiara Bettelli Lelio (Altromondo Editore).

Lui psicologo, lei antropologa: tra loro inizia una storia importante. Claudio le racconta le sue esperienze di vita a Cuba, attraverso intensi flashback sull’isola. Bruna racconta le violenze subite in Brasile dal marito dal quale è scappata.

Ma lo stalking non è finito e gli sviluppi sembrano di scottante attualità: Bruna va in coma dopo le violente percosse di Otavio che la perseguita ancora in Italia. Claudio, tutti i giorni, va a trovarla in ospedale e continua, come le aveva promesso, la sua storia cubana, leggendole le lettere della nonna che aveva come adottata a L’Avana.

Lei si risveglierà, guarirà e andranno a vivere insieme. La relazione diventa stabile, ma a Bruna il trauma cranico provoca disturbi della personalità che la portano ad aggredire Claudio …ma non è ancora il finale. Che riserva un'ulteriore sorpresa.

Il romanzo, spiega la scrittrice, è uscito da solo, all'improvviso. Con grande stupore da parte mia. Mi ero avvicinata al genere, rispettosamente, pensandolo più che altro come contenitore dell’abbondante materiale (ricordi, lettere, reportage) che si era accumulato durante i lunghi anni vissuti con l’isola di Cuba. E che non aveva trovato spazio nel mio libro L’Avana e nei molti articoli pubblicati sull’Isla Grande. Poi si è evoluto. E’ andato oltre. Nonostante il mio riguardo ad avvicinarmi all’idea dell’invenzione…

I due protagonisti - nati con urgenza, senza gestazione - hanno raccolto in modo libero e spudorato pezzi di me, e di alcune persone che accompagnano la mia vita, per costruire la loro personalità e i loro flashback. Altri personaggi esistono davvero, sotto mentite spoglie. Molto è anche pura narrazione di fantasia, gonfiata dall'esperienza. Per gentile concessione dell'autrice, riportiamo di seguito due brani, che suonano come un monologo interiore della protagonista, dell'io narrante. Rendono l'idea della prosa palpitante, senza aggettivi inutili, che conferisce al romanzo un ritmo scorrevole, elegante e gravido di emozioni.

«Sì, ti avevo detto che mi ero sposata a San Paolo. Vivevo in quella città già da prima, dove insegnavo e facevo ricerche etnografiche: una delle metropoli più multiculturali e popolose del mondo, dopo Shanghai e Mumbai, ideale per la mia specialità. E, comunque, mi sono fermata perché così doveva essere: dopo esserci andata più di una volta a trovare degli amici. La mia migliore amica in assoluto, Sonia, ha studiato design a Milano dove l’ho conosciuta, poi è tornata in Brasile, nel suo Paese d’origine. Insomma mi sono sentita a casa, tu puoi capirmi, mi piacevano i dintorni e ho conosciuto lui, affascinante chirurgo plastico, correndo la domenica mattina nel parco di Ibirapuera.

Ci siamo innamorati e sposati. Tutto benissimo i primi tempi, inutile raccontarli perché sono simili a tutti gli inizi delle storie d’amore, e la sua casa, dove abitavamo, era splendida, in un grattacielo tutto vetrate. Uno dei momenti di relax che preferivo, tornando sempre per prima dal lavoro, lo trascorrevo da sola, osservando le nuvole che cambiavano forma e colore in quella parete a tutto cielo. Un cielo enorme. Poi, quasi all’improvviso, è arrivato l’inferno. Mio marito è diventato geloso e manesco. Sempre di più, sempre peggio. Cominciò a cambiare il suo comportamento con me: all’inizio mi aggredì solo verbalmente, criticandomi per un nonnulla. Frasi tipo: Hai finito di leggere quei giornali idioti, vuoi ascoltarmi? Non puoi sfogliarli quando non ci sono? Lavoro molto più io di te. Oppure: Truccarti così per andare a insegnare? Vuoi farti qualche allievo? Erano all’ordine del giorno. Ero esterefatta, lui si scusava e per un po’ tutto tornava tranquillo».