Giovedì 9 Maggio 2024
AGNESE PINI
Economia

Mps, Viola si è dimesso. Morelli nel totonomi del successore

Pressioni degli investitori Usa sull'ad. Il Mef: "Tutto sotto controllo"

Fabrizio Viola (Imagoeconomica)

Fabrizio Viola (Imagoeconomica)

Siena, 9 settembre 2016 - LA NOTIZIA è stata tenuta copertissima fino all’ultimo, fino a quando – con uno scarno comunicato stampa nel tardo pomeriggio di ieri – la banca ha tolto ogni dubbio ai rumors che a Siena si rincorrevano ormai da ore: Fabrizio Viola, amministratore delegato del Monte dei Paschi dal 2012, rassegna le sue dimissioni. Premuto dagli investitori Usa impegnati nella partita delle cartolarizzazioni. Le dimissioni arrivano a poco più di un mese dalla presentazione di un progetto ambiziosissimo per il salvataggio della Rocca annegata nei suoi crediti deteriorati (27 miliardi lordi) e messa spalle al muro dalla Bce.

LO FA alla vigilia di un passaggio cruciale per la realizzazione concreta di quel progetto: la corsa contro il tempo per trovare le risorse necessarie a una ricapitalizzazione faraonica (5 miliardi di euro, la terza in tre anni) strettamente legata al nuovo piano industriale in elaborazione con McKinsey: dovrebbe essere ufficializzato il 26 settembre. Nel mezzo, varie incognite fra nuovi investitori per la ricapitalizzazione (tra cui i fondi sovrani del Kuwait e del Qatar), richieste di proroghe alla Vigilanza Bce, promesse e smentite. In serata, una nota del ministero dell’Economia assicura che la situazione «è sotto controllo» e che la nomina del nuovo amministratore delegato arriverà «in tempi rapidi». Così, alla luce di queste dimissioni, molti accadimenti degli ultimi giorni si possono leggere in modo differente. A cominciare dall’assist di Matteo Renzi alla banca: «La ricapitalizzazione sarà fatta entro l’anno». Il tutto mentre indiscrezioni parlavano di una fitta corrispondenza fra il board Mps e Francoforte proprio per una proroga dei tempi al 2017. Una proroga a cui l’istituto di Mario Draghi avrebbe legato strettamente l’atteso piano industriale. Ed è su questo nodo che fonti interne alla banca fanno ruotare la possibile lettura dei retroscena che hanno portato alle dimissioni di Viola. In particolare, avrebbe pesato il ruolo degli investitori statunitensi nella partita dei crediti deteriorati, capofila Jp Morgan che si è assunta l’onere di guidare la cartolarizzazione delle sofferenze per 6 miliardi. Le pressioni d’Oltreoceano avrebbero favorito un «avvicendamento al vertice».

IL SUCCESSORE? Da definirsi «in tempi stretti», assicura il board, mentre nella tarda serata di ieri circolava tra i nomi possibili quello di Marco Morelli, numero uno di Merrill Lynch in Italia. Viola, nelle parole del management, lascia una banca «solida e in utile». E alla luce di quanto accaduto non può che assumere il sapore di un commiato la lettera affidata alla stampa poche settimane fa, dopo una fuga di notizie su un’inchiesta giudiziaria (per la quale è già stata chiesta l’archiviazione) che lo aveva visto indagato insieme all’ex presidente Mps Alessandro Profumo: «Ho dato tutto a questa banca, ho dato tutto a questa città».

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