Lunedì 29 Aprile 2024

E' tornata la bufera

GIUSEPPE TURANI

LA STORIA del disastro che si è appena abbattuto sull’economia e sulla finanza europea è purtroppo semplicissima. Ancora una volta c’è di mezzo il Paese più malmesso del continente, e cioè la Grecia. E ancora una volta le autorità europee (che di autorità ne hanno ben poca, per la verità) sono state prese in contropiede e non sanno bene che cosa fare. L’inizio della vicenda (che oggi ha fatto perdere alle Borse europee quasi 300 miliardi) non è economico, ma di tipo politico. Di colpo il primo ministro Antonis Samaras ha deciso la chiusura anticipata del programma di aiuti della Troika (che naturalmente sorveglia e, di fatto, comanda). La Grecia, a essere sinceri, non sta così bene da mandare a quel paese la Troika. Samaras ha preso questa decisione nel tentativo di mostrarsi autonomo dalla Troika. E lo ha fatto per cercare di recuperare terreno nei confronti dell’opposizione: i sondaggi danno infatti Syriza in grande crescita.  Questo l’inizio della vicenda. Probabilmente nemmeno Samaras aveva ben valutato quello che sarebbe successo. Di fronte alla notizia che la Grecia, da ora in avanti, farà per conto proprio, senza più la sorveglianza (e i soldi) della Troika, si è scatenato il panico nella finanza. 

IN PIÙ l’agenzia di rating Fitch ha diffuso un rapporto nel quale si dice che le banche greche. dopo la pubblicazione dei risultati degli stress test ordinati dalla Bce (26 ottobre), dovranno ricapitalizzarsi perché sarebbero ancora piene di titoli marci. Insomma, servono soldi freschi. A questo punto si è innescato un infernale gioco del domino. La finanza ha lasciato i paesi più esposti (Grecia, ma anche Italia e Francia) e le Borse e tutti sono andati a rifugiarsi nei bund tedeschi. Sono scappati in cantina. Con il risultato di far salire il bund e di azzerarne i rendimenti. Ma questo ha creato preoccupazione su molte piccole banche tedesche e su quelle regionali, perché senza buoni rendimenti dei bund anche la loro situazione diventa molto delicata. La ciliegina finale su questa torta indigesta è arrivata con l’annuncio che l’economia tedesca e quella americana (quella delle due locomotive mondiali) sono in rallentamento. O, almeno, non sono brillanti come si pensava. E anche dall’Oriente arrivano segnali non molto positivi.

COME SI VEDE, oggi è finito in tavola materiale più che sufficiente per allarmare i mercati. E infatti gli spread sono saliti subito e non è affatto detto che domani tutto possa tornare tranquillo. Ormai la burrasca si è innescata e fermarla sarà dura. La Grecia, oggettivamente, non è risanata. Ma la sua situazione politica interna rende difficile, se non impossibile, l’assistenza della Troika: quindi sotto il Partenone può succedere di tutto, esattamente come qualche anno fa. E questo potrebbe tradursi in una salita generalizzata degli spread (denaro più caro, quindi): un Paese come l’Italia, incolpevole, riceverebbe una bastonata proprio quando sta cercando di rialzare la testa. Facile prevedere che l’euro, in queste condizioni, comincerà di nuovo a ballare. E questo ridarà fiato tutti gli anti-euro in giro per l’Europa, rendendo ancora più complessa, forse impossibile, la gestione della crisi.  Stamattina sembrava di essere in una bella giornata di ottobre, finalmente. Ma di colpo siamo piombati dentro una tempesta di cui sappiamo solo che sarà cattiva. Ma da cui non sappiamo come sarà possibile uscire.

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