Lunedì 29 Aprile 2024

Decapitazioni da propaganda

LE RECENTI notizie sulle nuove decapitazioni e i discorsi tra l’agghiacciante e il ridicolo messi in circolazione dai nostri media comefrutto di interviste con militanti dello ‘Stato islamico’, con il corredo di paradisi popolati di vergini come premio per i martiri e così via, danno la netta impressione di essere fatti apposta per disorientare, scandalizzare e impaurire il più possibile l’opinione pubblica occidentale. Siamo dunque dinanzi a un autentico esercito di fanatici che sembrano usciti non tanto da un’altra epoca, quanto addirittura da un altro mondo, da un racconto di history-horror-fiction. O si tratta di sbandati e di avventurieri senza scrupoli che giocano alla barbarie senza troppo preoccuparsi se non di venir pagati, al servizio di mandanti che sanno fin troppo bene quel che stanno facendo e dove vogliono arrivare? Scartando come troppo facile e comoda ma poco credibile la prima ipotesi—anche perché il fanatismo non è mai stata un’adatta spiegazione per un bel nulla—resta da porci la più logica e in fondo ovvia delle domande: a chi giova tutto questo? E quale risultato intendono conseguire i manovratori di questa indecorosa macchina da guerra? È chiaro che gli uomini del califfo fanno di tutto per tirarsi addosso una dura reazione: e sembra proprio che la vogliano più sanguinosa possibile. Perché? Evidentemente ritengono che, con qualche trascurabile eccezione, nessun musulmano sunnita che non sia sospetto di tiepidezza religiosa prenderà mai le armi contro di loro. Quelli dello Stato islamico vogliono che a ridurli in pezzi, o a tentare di farlo, siano degli «infedeli», cioè degli occidentali, o dei «falsi credenti», cioè dei musulmani sospettabili di complicità con l’Occidente o guadagnati all’eresia sciita. 

LO HA DETTO chiaro il premier iraniano Rohani qualche giorno fa durante il suo lucido intervento alle Nazioni Unite: la repubblica sciita dell’Iran difenderà dal califfo le sue frontiere occidentali, com’è suo ovvio diritto, ma non scenderà mai in guerra aperta al fianco di un blocco occidentale-sunnita, per due ragioni. Primo: sembra evidente che l’alleanza militare contro lo Stato islamico abbia una gran voglia di non andarsene dal territorio siro-iracheno una volta debellato il califfo, anzi, sono trasparenti le sue intenzioni di avvicinarsi il più possibile alle frontiere iraniane e di stabilirvi una linea avanzata pronta a un’eventuale aggressione. Secondo: un attacco degli sciiti iraniani al ‘ super sunnita’ Stato islamico verrebbe interpretato da molti musulmani anche moderati come un nuovo episodio di fitna, cioè di guerra civile interna all’Islam fra sunniti e sciiti. Difatti, qualunque cosa se ne dica al riguardo da noi, un Islammoderato esiste eccome: ma, soprattutto in questo momento, è intrappolato nella logica nefasta di cui sempre restano vittime le maggioranze silenziose. Il califfo e i suoi contano proprio su questo: un attacco in forze contro di loro, a meno che non fosse condotto soltanto da sunniti, passerebbe nell’opinione pubblica musulmana come un atto di guerra nei confronti dell’Islam in quanto tale. Lo facciano le forze armate degli Emirati, notoriamente in combutta con gli Occidentali; lo faccia magari Erdogan, leader sia pur criptofondamentalista ma di un Paese, la Turchia, che resta tuttavia in odore di semiateismo presso i musulmani più rigorosi.

PERÒ GLI ALTRI, tutti i buoni credenti nella legge del Profeta, non potranno mai apertamente schierarsi contro una forza che a torto o a ragione dichiara di rappresentare il puro Islam. In pratica, siamo davanti a un ricatto che ha tutta l’aria di essere efficace. Ecco perché il califfo e/o chi lo manovra premono sull’acceleratore della ferocia. Vogliono che dall’Occidente giunga loro una risposta così pesante da indignare quei musulmani che pur sono rimasti a loro volta colpiti dalle teste tagliate e che finora si rifiutano di riconoscere la loro fede in quella barbarie. Se non stiamo attenti nel calibrare bene le nostre reazioni e nell’impedire che alcune di esse approfondiscano il solco tra noi e l’Islam che in qualche modo già esiste, facciamo il gioco dello Stato islamico. Chi ha dunque pensato che lo spettacolo degli sgozzati in diretta tv fosse una prova di ferocia demente non ha calcolato che, come diceva il buon Orazio a proposito del principe Amleto, «c’è del metodo in questa follia».