Giovedì 16 Maggio 2024

Abusi sui pazienti, bufera sul collaboratore anti-gender di Benedetto XVI

NON SOLO VATICANO/ Processo canonico contro lo psicoanalista francese monsignor Tony Anatrella. Nel numero di oggi anche le linee guida dei vescovi campani sulla Comunione ai divorziati risposati e la posizione della Cei che, nonostante le critiche, tira dritto in tema di accoglienza ai migranti. di GIOVANNI PANETTIERE

Monsignor Anatrella, prete e psicoanalista

Monsignor Anatrella, prete e psicoanalista

Parigi, 8 marzo 2017 - A processo (canonico) il prete nemico del gender

ABUSI sessuali su pazienti in terapia. Con questa accusa è finito sotto processo canonico monsignor Tony Anatrella, il prete psicoanalista francese strenue oppositore della cosiddetta teoria gender e stretto collaboratore di papa Benedetto XVI. Al sacerdote oggi 75enne era stato affidato il commento ufficiale al testo della Congregazione per l’educazione cattolica sulla non ammissione dei gay al sacerdozio, richiesto da Ratzinger stesso e pubblicato il 29 novembre 2005. Fino al dicembre scorso lo psicoanalista è stato consultore del Pontificio consiglio per la famiglia, organismo oggi sostituito dal  nuovo Dicastero per i laici, la famiglia e la vita. Monsignor Anatrella risulta essere inoltre uno dei massimi sostenitori in campo internazionale delle 'terapie riparative' per la guarigione dell'omosessualità, bocciate dalla stragrande maggioranza di psicologi/psichiatri e contrastate dalle sigle Lgbt. "Nel 2006 – si legge sul sito web  dell'arcidiocesi  di Parigi nel cui clero è incardinato il prete – padre Tony Anatrella è stato accusato per via mediatica da suoi ex pazienti per pratiche che sarebbero state utilizzate nel quadro della sua attività professionale come psicoanalista”. Di fronte a queste accuse anonime, "l’arcivescovo di Parigi, nel mese di maggio, ha incoraggiato le persone a uscire fuori dall’anonimato, a mettersi in contatto personalmente con la diocesi di Parigi e presentare denuncia alla giustizia”. Un appello che ha colto nel segno, se è vero che in seguito l'arcidiocesi è stata contattata da diverse persone. “All’inizio dell’estate, il cardinale André Vingt-Trois – continua la nota  – ha istituito una commissione con il compito di raccogliere le denunce e valutare tutti gli elementi insieme".  Il rapporto della task-force, presieduta dal vescovo ausiliare di Parigi, è stato consegnato al porporato a fine 2016. A quel punto l'arcivescovo Vingt-Trois, sulla base evidentemente delle testimonianze raccolte dalla commissione che ha ascoltato anche lo stesso Anatrella, ha deciso di avviare un processo canonico contro il prete, informando di ciò la Segnatura apostolica, una sorta di Cassazione della Santa sede. Come riporta il sito d'informazione religiosa Faro di Roma, che ricostruisce l'intera vicenda, a causa di una passata collaborazione dello psicoanalista con il Tribunale ecclesiastico di Parigi, Vingt-Trois ha chiesto e ottenuto da Roma che il procedimento fosse affidato a un altro ufficio giudiziario. Da fine gennaio il processo canonico è quindi instradato davanti al Tribunale ecclesiastico inter-diocesano di Tolosa. Dal canto suo l'arcidiocesi parigina ha informato la Procura della Repubblica della capitale francese dell'avvio del processo ai danni di monsignor Anatrella.

Comunione ai divorziati risposati, l'apertura prudente dei vescovi della Campania

ARRIVANO dai vescovi della Campania le prime linee guida in Italia di un episcopato regionale sulla ricezione del documento di papa Francesco dedicato alla famiglia, comprese le situazioni di fragilità come quelle dei divorziati risposati. Indirizzato ai presbiteri e agli operatori pastorali, il testo invita "a una lettura non affrettata né parziale (limitata al capitolo VIII)" dell'esortazione postsinodale di Bergoglio, Amoris laetitia, tradendo così una più che comprensibile delusione per un dibattito intra ed extra ecclesiale che prima e dopo il doppio Sinodo sulla famiglia si è incagliato sulla vexata quaestio della comunione sì o no a chi convola a secondo nozze una volta rotto il primo matrimonio. Dai vescovi giunge innanzitutto l'invito a far riscoprire la bellezza del sacramento nuziale, con i suoi valori di unità e fedeltà. La preparazione al matrimonio "deve concentrarsi più sul Kerigma e meno sugli aspetti tecnici".  S'incoraggia quindi una particolare attenzione all'accompagnamento degli sposi nei primi anni di nozze in piena consonanza col dettato di papa Francesco e prima ancora con la Relatio finalis dei padri sinodali. Sempre in attuazione del documento pontificio che al numero 300, in tema di situazioni di fragilità familiari, richiama i preti al "compito di accompagnare le persone interessate sulla via del discernimento secondo l’insegnamento della Chiesa e gli orientamenti del vescovo", l'episcopato campano  delinea alcuni orientamenti per la pastorale  dei divorziati risposati. Il risultato è la definizione di un vero e proprio itinerario (accompagnare, discernere e integrare, i verbi chiave) con più soggetti coinvolti: le persone in situazioni di fragilità e imperfezione, il sacerdote, un servizio diocesano ad hoc e le coppie cosiddette guida. Questo cammino, specificano i vescovi, "non finisce necessariamente nell’accesso ai sacramenti, ma può anche orientarsi ad altre forme di integrazione proprie della vita della Chiesa". Con ciò l'episcopato non disconosce la possibilità concessa dal Papa di dare la Comunione ai divorziati risposati, valutando caso per caso, data la pluralità di situazioni nella realtà dei fatti. Tuttavia lo spirito dei vescovi campani è indubbiamente incline alla prudenza. Lo si desume dal monito a "evitare di capire questa possibilità come un semplice accesso 'allargato' ai sacramenti, o come se qualsiasi situazione giustificasse questo accesso". E ancora dalla sottolineatura che in alcuni casi "può essere opportuno che un eventuale accesso ai sacramenti si realizzi in modo riservato". Ciò non impedisce all'episcopato di scrivere che "non bisogna smettere di accompagnare la comunità per aiutarla a crescere in spirito di comprensione e di accoglienza", ma, ancora la cautela la fa da padrona, sempre "badando bene a non creare confusioni a proposito dell’insegnamento della Chiesa sull’indissolubilità del matrimonio". 

Accoglienza ai migranti, la Chiesa non molla

Sull'accoglienza ai migranti la Chiesa tira dritto. È questo il senso dell'intervento del segretario generale della Conferenza episcopale italiana, monsignor Nunzio Galantino, durante l'incontro ecumenico con una delegazione della Chiesa evangelica della Vestfalia, in Germania, dedicato proprio al nido profughi. "In Italia viviamo una condizione tale che ci costringe a lavorare soprattutto sull’emergenza e in emergenza - ha detto il numero due della Cei -. A chi arriva, noi, come uomini e come donne prima ancora che come credenti, dobbiamo dare anzitutto aiuto e accoglienza. Questo nonostante un certo malumore che si respira in alcune frange della politica e della società che non vorrebbero assolutamente sentir parlare di immigrazione e speculano su questo dramma sottolineandone solo gli aspetti problematici”. Galantino ha anche elencato tutta una serie di stereotipi che vanno contrastati, dall'equazione emigranti-delinquenti all'associazione fra terroristi e  profughi. Su quest'ultimo punto il vescovo ha chiosato: "Sappiamo bene che i terroristi non arrivano sui barconi perché, purtroppo, hanno ben altri mezzi”. Due i livelli di difficolta per la Chiesa nella sua attività quotidiana al fianco dei migranti.                                              "Il  primo è l’emergenza - ha spiegato Galantino -, il secondo è rappresentato dalla cattiveria e dalla volgarità contro  cui uomini e donne di Chiesa sono ‘accusati’ di accogliere. Vi sono minoranze chiassose per le quali la Chiesa è ‘colpevole’ di immigrazione. Ma tutto questo non ci ha fermato”.