Lunedì 29 Aprile 2024

Israele, Hamas fomenta l'intifada: "Allah è grande e il coltello vincerà"

E i media israeliani riportano l'intenzione del movimento islamico di riprendere gli attacchi suicidi. Intanto, dopo le polemiche sul muro eretto ieri a Gerusalemme, Netanyahu ordina lo stop al posizionamento di altre barriere rimuovibili

Sempre altissima la tensione a Gerusalemme e in Cisgiordania (La Presse)

Sempre altissima la tensione a Gerusalemme e in Cisgiordania (La Presse)

Tel Aviv, 19 ottobre 2015 - Da Gaza Hamas fa sapere di sostenere, e fomenta ulteriormente, 'l'intifada dei coltelli' che in questi giorni sta colpendo Gerusalemme e la Cisgiordania. Dall'inizio di ottobre, la nuova spirale di violenza esplosa in Terra Santa ha provocato l'uccisione di almeno 43 palestinesi e di almeno sette israeliani. Per il dirigente di Hamas Fathi Hammad, "questa intifada continuerà fino alla liberazione di Gerusalemme, della Cisgiordania e della intera Palestina. Sosterremo l'intifada di Gerusalemme col nostro lavoro e col nostro sangue". Hammad ha ironizzato sulla paura degli israeliani per i coltelli degli attentatori palestinesi e ha detto: "Allah è grande e il coltello vincerà". Intanto un altro dirigente di Hamas, Mahmud a-Zahar ha affermato di augurarsi che le violenze in corso sfocino in una "intifada armata". In una intervista a un sito web islamico di Gaza ha aggiunto che a suo parere i palestinesi devono nella fase attuale ricorrere alle armi "perchè è appunto quello che i sionisti stanno facendo". Secondo quanto riferito da radio Gerusalemme, sulla base di imprecisate 'fonti israeliane', Hamas avrebbe persino ordinato alle sue cellule in Cisgiordania di riprendere gli attacchi suicidi. Le fonti israeliane hanno però detto a radio Gerusalemme che resta ancora da vedere se le cellule principali di Hamas in Cisgiordania, a Nablus e a Hebron, abbiano mantenuto la capacità logistica di condurre attacchi suicidi. Di recente, secondo l'emittente, i servizi di sicurezza palestinesi hanno neutralizzato a Hebron una cellula di Hamas che disponeva di armi e di risorse finanziarie. I suoi membri, secondo la radio, hanno confermato negli interrogatori che erano "pronti a morire". Anche l'Isis aveva lanciato ieri in rete un nuovo video, di circa 9 minuti, dal titolo 'Messaggio ai Mujaheddin di Gerusalemme, decapitate gli ebrei', che incitava a ulteriore violenza. 

A ieri sera risale l'attentato avvenuto alla stazione degli autobus di Beersheva (Neghev), nel sud di Israele.

L'attentato alla stazione dei bus di Beersheva (La Presse)

Il bilancio è stato di tre mortiun soldato israeliano di 19 anni, un cittadino immigrato eritreo, scambiato per 'terrorista', e l'attentatore. La polizia ha poi riferito di 20 feriti, tra cui cinque poliziotti, in maniera lieve, e almeno altrettanti civili, alcuni gravi. Inizialmente tra i feriti c'era anche il cittadino eritreo colpito per sbaglio dagli agenti, che lo avevano preso per uno degli assalitori. L'uomo è poi morto in ospedale. L'autore dell'assalto, un arabo, invece, è stato ucciso a colpi di arma da fuoco. Quest'ultimo aveva usato nell'agguato una pistola e un coltello, quindi un fucile preso al soldato ucciso. La polizia ha aperto un'inchiesta per individuare gli israeliani che hanno infierito sull'immigrato eritreo prendendolo a calci dopo che era già stato colpito dalla polizia. Una portavoce delle forze dell'ordine ha precisato che si tratta di un episodio della "massima gravità" e ha ribadito che a nessuno viene consentito di abbandonarsi a violenze, anche in momenti di grave tensione.

E dopo che ieri la polizia ha eretto una nuova barriera difensiva di cemento rimovibile a Gerusalemme, tra il quartiere arabo di Jabel Mukaber e quello adiacente ebraico di Armon HaNatziv, per impedire lanci di sassi e molotov, il premier Benjamin Netanyahu ha oggi ordinato lo stop al posizionamento di altre barriere rimuovibili in città. Lo scrive Times of Israel spiegando che la decisione è arrivata dopo le numerose critiche alla barriera come una divisione de facto dell'unità della città. 

Il nuovo muro eretto a Gerusalemme est (Ansa/ Abir Sultan)

Tra queste, c'è quella del patriarca latino di Gerusalemme, mons. Fouad Twal. La costruzione di un muro di divisione tra i quartieri arabi e quelli ebraici di Gerusalemme "ci rattrista e sfigura il volto della Città Santa - ha detto -. Se continua questa politica di separazione, ogni persona dovrà muoversi a Gerusalemme portando con sé il suo proprio muro, la sua barriera che lo divide dagli altri". Il patriarca ha poi proseguito, secondo quanto riportato dall'agenzia vaticana Fides: "È davvero una cosa dell'altro mondo, e rientra nella politica di spezzettare la Città Santa e rendere difficile anche l'accesso ai Luoghi Santi. Una volta le autorità israeliane ripetevano lo slogan per cui Gerusalemme è la Città Santa unita e indivisibile. Adesso si mettono addirittura a costruire nuovi muri... Evidentemente tutto può essere sacrificato e contraddetto, quando fa comodo alle proprie strategie politiche".

Sulla situazione in Medioriente è intervenuto dalla Spagna anche il segretario di stato Usa John Kerry: "Vogliamo che torni la calma e che cessi la violenza". Ma per Kerry una presenza internazionale sulla Spianata delle Moschee a Gerusalemme per far calare la tensione, come proposto dalla Francia, non è necessaria. Il capo della diplomazia americana, ha poi precisato che Washington non prende in considerazione alcun cambiamento dello status quo di Gerusalemme e che anche Israele non lo prevede. Kerry deve incontrare alla fine della settimana il capo del governo israeliano Netanyahou a Berlino e il presidente palestinese Abu Mazen in Giordania. Il segretario di stato americano ha annunciato di volere concordare con i due leader misure di riduzione della tensione ed ha invitato le due parti alla moderazione, per evitare che la situazione degeneri. 

E proprio in merito alla proposta francese di osservatori internazionali sulla Spianata delle Moschee, il ministero degli affari esteri israeliano ha convocato l'ambasciatore francese in Israele Patrick Maisonnave in quello che è stato definito un "confronto aspro", secondo quanto riferito dal portavoce del ministero Emmanuel Nahshon. Nel colloquio Israele ha ribadito la sua netta contrarietà - come già detto dal premier Benyamin Netanyahu - alla proposta francese. "Israele si oppone - ha spiegato Nahshon illustrando quanto detto a Maissonave - ad ogni mossa che non sia coordinata e avanzata senza la sua partecipazione in temi che riguardano i suoi vitali interessi". L'ambasciatore francese - secondo Nahshon - ha obiettato che il suo paese sta passando in rassegna idee su quello che ha definito "uno stallo continuo nel processo di pace".