Londra, 26 mar. (askanews) - "Julian è un prigioniero politico": lo ha ribadito Stella Assange, moglie di Julian Assange e avvocato, fuori dall'Alta Corte britannica, poco dopo che i giudici britannici hanno rinviato la decisione di accordare o meno al fondatore di Wikileaks un ultimo ricorso contro l'estradizione negli Stati Uniti, dando a Washington tre settimane di tempo per fornire delle "garanzie" sul caso. "La decisione di oggi è sorprendente. I tribunali riconoscono che Julian è esposto a una flagrante negazione dei suoi diritti di libertà di espressione, che è discriminato sulla base della sua nazionalità, australiana, e che rimane esposto alla pena di morte. Eppure, ciò che i tribunali hanno fatto è stato invitare gli Stati Uniti a intervenire politicamente, a inviare una lettera dicendo che è tutto ok". Parlando alla folla, Stella Assange ha ricordato che il marito è detenuto nella prigione di Belmarsh ormai da quasi cinque anni in attesa di giudizio. "Ciò che i tribunali non hanno accettato di esaminare è la prova che gli Stati Uniti hanno complottato per assassinare Julian, per rapirlo. Perché se lo riconoscessero, ovviamente non potrà essere inviato negli Stati Uniti". "L'amministrazione Biden non dovrebbe fornire garanzie, dovrebbe abbandonare questo caso vergognoso che non avrebbe mai dovuto essere intentato. Julian non avrebbe mai dovuto stare in prigione nemmeno un giorno. Questa è una vergogna per ogni democrazia. Julian è un prigioniero politico, è un editore, ed è stato punito per aver espresso la sua opinione politica, per aver espresso la libertà di stampa nella sua forma più pura".
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