Martedì 23 Aprile 2024

Greg, cuore immenso: argento oltre i limiti

Paltrinieri si prende un podio “impossibile“ dopo il mese di stop per mononucleosi. Performance degna solo di un campionissimo

Dall’inviato Leo Turrini

Questa è la storia di un miracolo. E quindi mi scuso in anticipo con il lettore: ci vorrebbe la penna di un evangelista, per raccontarla bene.

Questa è la storia di una resurrezione. "Ma lo sai che poco più di un mese fa non riuscivo manco ad alzarmi dal letto? Mi credevo un super eroe e invece ero fragilissimo. Colpa della mononucleosi che mi aveva colpito al fegato. Stavo a Piombino e meno male che papà e mamma sono stati un intero week end con me, se no mi sa che morivo di fame e di malinconia...".

Questa è la storia di una incredibile medaglia d’argento, conquistata negli 800 stile libero da Gregorio Paltrinieri. E fidatevi: date le circostanze, è un secondo posto che vale persino più dell’oro di Rio sui 1.500.

Il telefono. La prenderò da molto lontano, la narrazione del clamoroso evento. Per cominciare, ero così sfiduciato, raggiungendo la piscina, che ho pensato bene di smarrire il cellulare sul bus! Una cosa da fare harakiri o seppuku sul posto, nel luogo del tracciamento anti Covid permanente. Ma fortunatamente una ex allieva di Michelle Obama, americana di Chicago, responsabile del Centro stampa della piscina, mi ha detto “yes we can”, cioè vai pure ad incitare il tuo Greg, la finale sta per cominciare, ci pensiamo noi.

Fin quando non l’ho visto arrivare sul blocco di partenza, in una per lui stranissima corsia esterna, ero convinto non ci fossero speranze.

"Tu non sai quante volte dopo la malattia ho pensato di dargliela su, di non venire proprio qua in Giappone. Mi sentivo vittima di una ingiustizia. Ero in formissima ed ecco che una malattia subdola mi riduce ad uno straccio! Ma per fortuna chi mi vuole bene davvero mi ha tirato fuori dalla buca...".

La follia. E insomma Greg ci credeva e magari era l’unico, con mamma e papà e con il coach Antonelli. Dopo di che un emiliano di Carpi è per natura un po’ matto dentro, infatti ha amici che perdono il cellulare sui bus dei giapponesi, eh.

Pronti, via. Il morto afferra il vivo, cioè Paltrinieri si tuffa e scappa via. E dove vai, figlioccio? Non hai le energie. Scoppierai. Le gambe ti diventeranno di marmo. Magari, in questo mondo di odiatori, tireranno anche fuori che la malattia era un alibi, una scusa perché non vinci più.

Cento metri. Primo. Duecento metri, primo. Trecento metri, primo. Quattrocento metri, primo.

Qui, lo ammetto, mi si è annebbiata la vista. Non era umanamente possibile. Da quale oscuro angolo dell’universo vieni, figlioccio alieno? Dove la stai trovando, questa forza?

"L’ho trovata nel cuore, io sono io e non pretendo di essere imbattibile, a me basta sapere di avere dato tutto. A Rio sui 1500 mi ero goduto poco l’oro, lo davano tutti per scontato e invece lo sport non lo è mai, scontato. Io la Biles la capisco, dovreste tutti comprendere la vita che facciamo noi atleti...".

L’argento. Mi resta da dire del magone alle ultime due virate, quando mi sono reso conto che era tutto vero, che non stavo sognando. Greg ha inevitabilmente subito la rimonta dell’americano Finke, ma ha tenuto a distanza l’ucraino Romanchuk. Nemmeno doveva disputarla, la finale. Invece è salito sul podio. "E mi veniva in mente papà, gestisce una piscina, per via del Covid ha passato un momento difficile. Io anche, però siamo qua e adesso voglio andare a vedere cosa posso combinare sui miei 1500 (odierna serata giapponese la batteria, domenica la finale, ndr)".

Ah, dimenticavo. Un miracolo tira l’altro. I giapponesi hanno davvero ritrovato il cellulare e assieme abbiamo fatto il video per papà e mamma, con la medaglia.

Yes we can, Greg. E che Dio ti benedica.