E’ il derby più atteso, ma Zhang resta in Cina

Il presidente ha comunicato ai suoi referenti che domenica non ci sarà: due nuove ipotesi per uscire dall’impasse finanziario di oggi

Migration

di Giulio Mola

Due partite delicatissime, forse le più importanti della stagione. L’Inter le sta giocando in questa lunga settimana su due tavoli. Da una parte c’è la scrupolosa preparazione in vista del derby-scudetto di domenica o a San Siro, dall’altra c’è la trattativa per le quote societarie del club, avviata da due mesi.

Sono ore cruciali per il futuro del club, anche se in viale della Liberazione si fa di tutto per tenere separate le questioni sportive dalle vicende riguardanti la Proprietà. L’unica certezza è che domenica a San Siro non ci sarà Steven Zhang. E’ stato proprio il presidente, nei giorni scorsi, a comunicare ai suoi più stretti collaboratori e al tecnico la difficoltà di poter tornare dalla Cina. E’ il terzo derby stagionale, probabilmente il più importante, anche per questo il giovane Zhang è parso molto dispiaciuto. Del resto sono passati più di quattro mesi dall’ultima volta in cui si è visto in sede.

E’ un momento delicato, in cui la presenza della proprietà potrebbe dare un segnale importante a tutto il gruppo. Ma è anche vero, come detto, che in ballo c’è un’operazione per la cessione delle quote del club. Negli ultimi giorni si è parlato di possibili incontri a Londra con i rappresentanti di Bc Parners, anche perché la trattativa col Fondo inglese è ancora apertissima. Ballano circa 200 milioni fra l’offerta dei possibili acquirenti (circa 750 milioni, debiti inclusi) e la richiesta di 1 miliardo da parte del gruppo Suning. Il colosso di Nanchino, fortemente penalizzato in patria dalla pandemia (le perdite ammonterebbero al 30% del patrimonio personale di Zhang Jindong a causa del crollo del settore immobiliare e commerciale, con 2800 negozi costretti a chiudere) sa che è concreta la possibilità di una forte minusvalenza in caso di vendita affrettata dell’Inter. A meno che,come riferisce il Sole 24 Ore, Bc Partners non inserisca la clausola “earn-out“, ovvero il pagamento successivo alla vendita di una parte aggiuntiva del prezzo, collegato a certi risultati. Un po’ come i bonus nei contratti dei calciatori.

Di tempo per pensare ce n’è poco ed entro fine marzo vanno onorate le scadenze: dagli stipendi di gennaio e febbraio, agli interessi dei due bond già esistenti (da 375 milioni) alla rata di Hakimi da versare al Real per non mettere a rischio le licenze Uefa. E poi serve liquidità per portare a termine la stagione. Almeno 200 milioni. Se entro i primi giorni di marzo non andasse in porto la trattativa con Bc Partners si ritenterebbe la strada del rifinanziamento del debito già esistente (circa 400 milioni). Perciò Suning è in contatto con diversi fondi, a cominciare da Bain Capital Credit. L’idea sarebbe quella di chiedere oltre ai 400 milioni un ulteriore prestito di 150 milioni per chiudere le pendenze ed arrivare a novembre. Nella speranza che nel frattempo si presenti l’acquirente giusto. C’è però un ostacolo: servono garanzie. Una parte importante, quella dei diritti tv, è nelle mani dei bondholders. Resta la holding lussembughese che controlla i nerazzurri oppure le attività di Suning in Giappone. Dalla Cina non può uscire un euro. Un bel rompicapo da risolvere in fretta.